Sembra sempre molto facile recensire i libri che non ci sono piaciuti, insomma uno scrive due righe, qualcosa del tipo “non pensate neanche a comperare una questo libro” e poi tira diritto per la sua strada verso la prossima lettura. Solo che entrano in gioco molti fattori che lì per lì non pensi, del tipo “questo libro è piaciuto a tutti”, “guarda lì che recensioni e che votazioni”, “come giustifico il fatto che questo libro proprio non l'ho digerito”, e via discorrendo.
Ormai avrete intuito che questa raccolta di racconti non mi ha entusiasmato per nulla e sono qui a cercare di spiegarvi il perché questo autore che è stato un giornalista e scrittore svedese, talentuoso, sensibile e libertario mi abbia annoiato a morte e vorrei scrivere un sacco di belle parole per lui, che morto suicida a 31 anni, sopravvive comunque tutt'oggi come figura mitica della letteratura svedese. Ma non ci riesco.
Non mi vengono in mente molte spiegazioni logiche e parole a supporto delle sensazione che ho tratto da questa lettura, se non che: i racconti sono noiosi, pesanti, insensati, tristi di una tristezza ambigua, paludosa, senza sbocco alcuno. Dagerman ha una visione negativa e senza compromessi del mondo, sente gli uomini condannati senza colpa a soffrire in silenzio, incapaci di comunicare. Il tutto contornato da un mondo ostile e freddo, ma le situazioni diventano troppo irreali per mettere il lettore (o almeno me) nella condizione di partecipare a questa sofferenza.
Troppe sospensioni, troppe pause, troppe cose taciute e personaggi in attesa perenne, così come il lettore. Di sette racconti, ne salvo uno: “Lo sconosciuto”, perché sono riuscito ad entrare nella disperazione dei personaggi, la situazione anche se comunque irreale è “capibile”, “raccontabile”, “condivisibile”.
Si legge di disperazione senza nessuna speranza, ma non lascia il tempo di rendermi partecipe, di farla tramite la lettura in qualche modo mia, mi lascia solo un vuoto che non riesco a colmare perché non riesco a capirlo.
E continua a venirmi in menta la scena di “Tre uomini e una gamba” e “del mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo! Copie vendute: 2”; neanche di questo riesco a dare spiegazione del perché.