Body Art
2001 • 102 pages

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“Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla regnatela agitata dal vento.”

E tu, che stai leggendo questa mia recensione, dici: “Wow!”. Solo, ti devo avvertire, per me in verità è stato un grande “Yawn!”.

Don DeLillo è tra gli scrittori americani più influenti, conosciuto per la sua produzione volta ad analizzare lo stile di vita e le nevrosi americane, un continuo amore e odio, passione e disfattismo, con buona parte di pessimismo “cosmico” che rende i suoi romanzi spesso senza sbocco, senza un futuro per i suoi protagonisti.

La storia (dalla trama molto semplice) ha i suoi protagonisti in Rey Robles, regista e poeta, e Laurene Hartke, body artist, felicemente sposati. L'inizio del romanzo descrive un tranquillo spaccato di vita familiare. Col dispiegarsi della narrazione, scopriamo che il regista si è suicidato nella casa della ex moglie a New York, e la donna è da sola nella loro casa del Maine a metabolizzare la perdita. Le conseguenze post-morte del compagno, vissute fin nel profondo delle viscere, fino ad arrivare a interagire con un'allucinazione che si muove dentro casa sua: un uomo deforme che parla in un linguaggio a tratti incomprensibile, dall'aspetto e i contorni vagamente irreali. Lo soprannomina Mr. Tuttle, come un suo insegnante di scienze del liceo. È come se Mr. Tuttle, fosse l'impersonificazione del suo lutto stesso.

I dialoghi sono a tratti minimali, il romanzo è molto intimista, minimalista, dai tratti fortemente psicologici e in alcuni punti del tutto surreale; Body Art pare procedere come un giallo psicologico che si consuma tra arte e dolore, il tutto concentrato sulla figura di lei e della sua particolare elaborazione del lutto.

Tutto molto bello ed accattivante? Non esattamente, per lo più, dopo le prime pagine subentra una certa noia e se non fosse per l'abile scrittura di DeLillo, stroncherei questo romanzo breve in poche righe. Ho trovato affascinante la primissima parte della storia, quello spaccato di vita famigliare così ben tratteggiato, intorno ad un tavolo da cucina per una colazione di tutti i giorni. Poi ho cominciato, piano piano a “scollarmi” dalle pagine, fino alla comparsa di Mr. Tuttle dove ho perso ogni contatto con la storia.

Sinceramente, non mi è piaciuto per niente e lo dimostra il tempo che ho impiegato per finirlo, praticamente un'era geologica per me. Non riuscivo proprio a riprenderlo ogni volta che lo mollavo e complice un periodo di stanca, mi ha fatto arenare anche nelle letture successive. Libro sbagliato, nel periodo sbagliato.

October 11, 2015Report this review