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Di quando il desiderio svuota al posto di riempire, allontana anziché avvicinare l'Altro.
Che Ovejero fosse un esperto “costruttore” di personaggi lo avevo capito molto prima di recuperare una videointervista su Youtube -Encuentro con el escritor José Ovejero- dove viene messa in risalto proprio questa sua particolare abilità.
Infatti, passato già qualche giorno dal termine della lettura, continuavo a pensare alle dieci storie contenute in questa raccolta e non riuscivo a levarmi dalla testa le donne e gli uomini protagonisti dei racconti.
Con una penna vivida, cruda e tagliente Ovejero riesce ad imprimere sulla carta dei ritratti tridimensionali, credibili e talmente realistici da risultare estremamente fastidiosi. Questo perché l'angolazione con cui riprende i personaggi è studiata in modo da evidenziarne la bassezza, tratto che tutti gli esseri umani condividono almeno in potenza -chi più chi meno e a seconda delle svariate circostanze.
Fastidioso è anche il tema che fa da fil rouge a queste dieci storie: il desiderio. Solitamente associo il desiderio a qualcosa di positivo, è un sentimento che riempie e che crea ponti tra le persone, le mette in contatto. Qui succede esattamente l'opposto: a popolare le pagine del libro sono desideri sordidi, inconfessabili, abortiti, non bene espressi o diretti verso mete irraggiungibili. E questo non può che lasciare grande vuoto e senso di smarrimento nei protagonisti così come nel lettore.
In definitiva, amici, questa raccolta di racconti mi è piaciuta talmente tanto che ho già provveduto a comprare un altro libro dell'autore. Ve la consiglio spassionatamente, anche se a volte sentirete l'impulso di tirare il libro fuori dalla finestra.