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Antoinette ha appena compiuto quattordici anni. Sogna di partecipare al grande ballo che i suoi genitori, i Kampf, stanno organizzando per far mostra con tutta Parigi della loro fortuna, recentemente conquistata a prezzo di duri sacrifici. Ma Rosine, la madre di Antoinette, è talmente determinata a guadagnare prestigio e accettazione sociale da non rendersi conto di quanto sia bruciante il desiderio della figlia: non solo le impedisce di partecipare al ballo, ma le confisca la sua stanza da letto e la confina in uno sgabuzzino. La vendetta di Antoinette è terribile come solo può esserlo quella di una bambina alle soglie dell’età adulta, ancora inconsapevole degli equilibri del mondo: un gesto spietato e spiazzante che finirà per rivelare il vero volto delle persone che le stanno intorno. Il ballo (1929) è uno dei primi racconti di Irène Némirovsky: nel difficile rapporto tra madre e figlia traspare in filigrana uno dei grandi nodi irrisolti della storia personale dell’autrice, che tornerà a riecheggiare nelle opere della maturità.
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“Era l'attimo, l'istante impercettibile in cui si incrociano “sul cammino della vita”: una stava per spiccare il volo, l'altra per sprofondare nell'ombra. Ma non lo sapevano.”
Il ballo è un romanzo breve, scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930, da un'Irène Némirovsky venticinquenne, che si affacciava alla scena della brillante vita mondana di Parigi, dopo le peripezie della fuga dalla Russia bolscevica, attraverso Svezia e Finlandia. Erano gli Anni ruggenti, di lì a poco sarebbe arrivata, nel 1929, la Grande depressione. Il romanzo è stato anche adattato per il cinema nel 1931 da Wilhelm Thiele nel film “Le Bal” con una giovane e bellissima Danielle Darrieux.
Il tema è la grande solitudine dell'infanzia, nel momento del passaggio all'adolescenza. Ciò che questo libro racconta è la storia di una piccola crudeltà, sostenuta dal caustico umorismo della scrittrice, che tratta un tema doloroso: il rapporto con la madre Fanny, egoista e insensibile fino all'abbandono. Il racconto è venato di una corrente sotterranea di tenerezza.
La trama del libro: i Kampf neo ricchi, arroganti e altezzosi, per confermare la loro improvvisa e splendente ascesa, decidono di organizzare una festa da ballo alla quale invitano tutte le persone “che contano”. Antoinette, la quattordicenne figlia dei Kampf, delusa e arrabbiata per la crudele decisione della madre di escluderla dall'evento e lasciarla a dormire nel ripostiglio di casa metterà in atto in maniera istintiva e spietata una vendetta che stravolgerà tutti gli eventi.
Il ballo, complice anche la sua brevità, è folgorante, un'opera tagliente, estremamente efficace e leggera: lo stile della Némirovsky è pulito e asciutto e porta il lettore nella casa dei Kampf catturandolo e trascinandolo in questa famiglia lacerata; il registro è ironico sebbene descriva una situazione drammatica, e per questo l'enfasi sulle figure descritte è ancora maggiore. La forza di questo stile risiede nei dialoghi, quelli fra marito e moglie e quelli da madre e figlia: sono così realistici e così azzeccati da rimanere vivi nella memoria.
Il racconto è fortemente autobiografico (il racconto ripercorre il travagliato rapporto dell'autrice con la madre), e riporta tutti ai quattordici anni del lettore quando il mondo intero è il nemico, nessuno sembra capirci e ci si strugge nella disperata quanto inutile voglia di crescere per lacerare i ponti che legano gli adolescenti alle loro famiglie. Il tutto sottolineato dalla ricchezza più orrenda che esiste: quella improvvisata ed ostentata. L'autrice in poche pagine mette in mostra tutto il dramma di una donna che si è arricchita e ha perso poi tutto, sintetizza il ruolo di una figlia maltrattata che cerca vendetta, arriverà ad ottenerla senza provarne poi compassione.
Un classico che non può mancare nella vostra biblioteca, una piccola perla assolutamente da leggere.