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Quante volte vi capita di finire di leggere un libro e alla fine dire: “Perché, piuttosto che perder tempo a novità editoriali sconclusionate non l'ho letto prima?”. Nel mio caso “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee per me ne è l'esempio più grande.
La storia di una piccola comunità del Sud degli Stati Uniti negli anni ‘30, raccontata dal punto di vista di una bambina e del fratello, che crescono e vivono la loro infanzia fra le fantasticherie sul vicino di casa e i luoghi comuni, le vite degli americani medi.
Il romanzo è secondo me eccezionale nel trattare di temi così scottanti adesso, figuriamoci quando è uscito, ovvero nel 1960, quando mancavano ancora 4 anni all'approvazione del CRA. Viviamo la storia attraverso gli occhi, le azioni e le parole di Scout, la piccola figlia di Atticus, che attraversa l'infanzia affrontando le più grosse tematiche ma anche le più grosse contraddizioni in seno alla storia statunitense.
Dopo qualche capitolo introduttivo, in cui ci si concentra soprattutto su questo famoso “buio oltre la siepe” del vicino, e sul perché non si veda mai nessuno uscire dalla quella casa e socializzare, ci si fonda con strana dolcezza in un processo ai danni di un ragazzo nero, accusato di aver violentato una bianca. L'imputato è difeso dal padre dei ragazzi, l'integerrimo Atticus.
Ho trovato che la parte focale, quella più viva del romanzo, sia proprio quella in cui si discute del caso e come questo si rifletta sulla coscienza della città, ma anche e soprattutto di Scout e Jem.
Alla fine sono così tanti i motivi per cui leggere che faccio persino fatica ad elencarli: ha una trama appassionante e semplice; racconta una storia che ci riguarda e che ci chiama in causa, ed è attraverso le domande infantili di Scout che scaviamo nella nostra anima e nella nostra coscienza; parla del ruolo delle donne nella società; perché parla della perdita dell'innocenza, di quegli episodi che ognuno di noi attraversa nella propria infanzia o adolescenza in cui ci si accorge cosa sia veramente il Mondo.
To Kill a Mockingbird (titolo originale, più calzante) non è il solito romanzo sul razzismo, non è mieloso, non cade in luoghi comuni banali, ma ti sbatte in faccia la realtà di questo male così com'è.
Chiudo dicendo che so che questo è uno di quei libri che tutti pensano di conoscere ma che non tutti hanno letto. Ecco, spero veramente di invogliare alla lettura di questo capolavoro contemporaneo chiunque faccia parte di questa categoria di lettori... lasciate perdere i pregiudizi sui “classici”. Questo libro è NECESSARIO
Vincitore del premio Pulitzer nel 1960. E io mi chiedo il perchè. Se lascio un momento alle spalle i valori che dovrebbe trasmettere questo libro, ma a questo punto molto meglio leggere altro, trovo una scrittura piatta, noiosa e non all'altezza dei grandi e scottanti temi come il razzismo e il pregiudizio, trattati nel romanzo ambientato negli Stati Uniti degli anni trenta. A meno che non si voglia premiare un valore assoluto come la lotta al razzismo e allora siamo tutti d'accordo.
Il buio oltre la siepe è forse un libro da leggere in età adolescenziale, quando, forse, si è più vicini con la mente e il cuore alle vicissitudini di due ragazzini alle prese con qualcosa di più grande di loro e che non capiscono. Quando il gioco e la vita spensierata, cominciano a scivolare nell'oblio a discapito di un'età adulta dove si ha la responsibilità di quello che si fa e soprattutto di quello che si pensa.
Ma il libro, la storia in sè, è pessima. Noiosa e pessima, non succede alcunchè fino a metà libro, durante il processo ad un povero nero innocente e torna a sprofondare nel limbo fino alla fine, dove rialza la testa un po' troppo tardi e un po' incerto. I personaggi sono poi quasi esilaranti nella loro pateticità e inverosimiglianza:
Atticus sembra una specie di dispensatore portatile, tipo distributore di merendine, di morali e insegnamenti, sembra un supereroe, un paladino del bene, che predica ad ogni pagina, senza macchia; Dill, inserito dalla Lee per rendere omaggio a Truman Capote, non si capisce bene che ruolo abbia nella storia; Scout e Jem che dovrebbero essere bambini, raramente lo sono e il più delle volte parlano e agiscono come adulti, credibilità uguale a zero; gli altri personaggi ammorbano la storia in maniera pestilenziale. Le figure poi dei “negri”, come più volta ribadita, quasi mi offende per come a volte sono stati descritti. Buoni, ma un poco stupidi. Forse il 1960, era ancora razzista, senza saperlo.
Tutto questo per dire che probabilmente avrei dovuto leggere “Il buio oltre la siepe” molti anni fa, quando ero meno smaliziato e i concetti del libro avrebbero potuto entrare e sedimentare senza il setaccio mentale dovuto alla mia età e probabilmente avrebbe avuto una presa maggiore.
Ora critico il libro e la storia, che ho trovato davvero noiosa, e i concetti espressi sono per me così radicati che mi sembrano una ridondanza inutile. Sono cresciuto in una società multi etnica, il nero, il rosso o il giallo o il blu non hanno alcuna differenza ai miei occhi. Negli anni trenta degli Stati Uniti, non era così, ma questo libro me lo ha detto annoiandomi e a questo non c'è rimedio.
Superfluo.
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2 primary books3 released booksTo Kill a Mockingbird is a 10-book series with 2 primary works first released in 1960 with contributions by Harper Lee, Amalia D'Agostino Schanzer, and 4 others.