Il Fascismo Russo

Il Fascismo Russo

1998

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15

Questo libro è composto di 3 distinte parti e potrebbe deludere chi si aspetta un testo storico: Il Fascismo Russo è infatti formato da due saggi e alcuni documenti originali tradotti. Il primo saggio è di un russo (Kulesov) e incorpora una specie di timeline generale del movimento fascista russo e i suoi risvolti contemporanei post sovietici. Tuttavia non l'ho trovato per nulla efficace, divagando per più di metà del tempo a spiegare il fascismo italiano e il nazismo, essendo il testo pensato per un russo non propriamente informato e non per un italiano, il quale con tutte probabilità queste informazioni già le ha assorbite nel corso dei suoi studi superiori. Le successive lunghissime pagine sullo scenario post sovietico sono altrettanto prive di mordente per un motivo completamente differente, ossia si perde di vista completamente il fascismo russo facendo una critica/analisi del revisionismo comunista degli ultimi decenni dell'URSS. Il secondo saggio di Vittorio Strada è il punto più alto che raggiunge il libro. Molto meno di carattere puramente storico, non che ve ne sia completa assenza, tutt'altro, ma decisamente più riflessivo e “saggistico”, si interroga a lungo su quella che viene chiamata oggigiorno come “teoria del ferro di cavallo” ovvero della supposta vicinanza tra comunismo totalitario e totalitarismo nazi-fascista. Ho affrontato le prime pagine di questo secondo “capitolone” con cautela, ma la mia diffidenza iniziale sull'argomento presto è sparita: sarà stato per la capacità discorsiva/saggistica o il gran numero di fonti primarie portate a sostegno delle tesi ed antitesi, Strada da sicuramente a vedere di sapere di cosa sta parlando. Anche perché quella rossobruna è un ideologia di incredibile potenza in Russia oggi e perciò di basi storiche logicamente ne ha avute parecchie, come ci spiegano entrambi i saggi. Ma Strada non compara solo il fascismo russo sul piano internazionale con gli altri totalitarismi ma anche con gli altri movimenti anticomunisti nazionali e con altri movimenti post-ideologici talmente di nicchia da essere stati completamente dimenticati dal tempo (per lo meno qua da noi). Sebbene risenta, questa seconda parte, della mancanza di una sorta di timetable degli eventi e dei suoi protagonisti, era chiaro che essa non era tra gli obbiettivi delineati da Strada, che invece si è concentrato sul significato stesso del totalitarismo, sia etimologico sia antropologico/sociologico. Se la prima parte arriva si e no ad tre stelle proprio risicate qui siamo sicuramente più vicini ad una votazione di 4+.
L'ultima parte è formata dai documenti/manifesti tradotti più importanti del fascismo russo, tra cui il “celebre” manifesto <>. Questi proprio non li ho digeriti. Sarò io, saranno i miei preconcetti probabilmente, ma tutti i manifesti fascisti mi sembrano noiosi fino alla sonnolenza con la loro propaganda totalmente vuota di contenuti. Se riesco anche, a fatica a volte, a leggere Lenin e compagni(a), con i fascisti, di qualunque nazione, proprio mi stanco inevitabilmente perché, banalmente, le argomentazioni esposte sono prive di qualsiasi denuncia vera, a parte che verso gli ebrei e la democrazia. E il conservatorismo a me fa venir sonno. Devo ammettere che però, tra tutta la propaganda fascista che ho letto fin ora questa dei russi è sicuramente la meno faticosa, sarà perché meno inbellita. Notevole il documento della <> di Rodzaevskij dove si mette in mostra il dietrofront completo che il fascismo russo fece, ad un certo punto, con l'avvento dello stalinismo, nel quale l'autore pensa di aver trovato in Stalin l'ideale del suo uomo nuovo, buttando le basi appunto di quel rossobrunismo che oggi fa tanto parlare. Solo che Stalin in risposta lo ha fatto fucilare, quindi magari Rodzaevskij non ci aveva visto tanto giusto.

May 28, 2021Report this review