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Sono passati cinquant'anni da quando è stato scritto - quaranta dall'uscita in Italia - ma quell'ansia, cosi magistralmente colta da Salinger dialogando con i più giovani, ci è ancora vicinissima. Continuiamo a vederlo, Holden Caulfield, con la sua aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua 'infanzia schifa' e le 'cose da matti che gli sono capitate verso Natale', dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Siccome non lo sappiamo con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a 'exemplum vitae', e ciò ne ha decretato l'immenso successo. Che dura tuttora. È fuor di dubbio, infatti, che Salinger abbia sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la comprensione del nostro tempo. In Italia, parte della sua fortuna il romanzo la deve alla traduzione di Adriana Motti. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe scrollarsi di dosso i suoi 'e tutto quanto', 'e compagnia bella', 'e quel che segue' per tradurre sempre e soltanto l'espressione 'and all'. Ne chi lo ha letto potrebbe pensarlo denudato del suo slang fatto di 'una cosa da lasciarti secco' o 'la vecchia Phoebe'. A distanza di quarant'anni dall'edizione italiana, Einaudi ripropone 'II giovane Holden', a celebrare uno dei grandi libri del Novecento che tanto ha ancora da dire negli anni Duemila.
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