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Intendo che per raccontare bisogna anzitutto costruirsi un mondo, il più possibile ammobiliato sino agli ultimi particolari...: queste parole di Umberto Eco spiegano definitivamente in quale modo è costruita tutta la narrazione. Circola voce anche che gli editori volevano una drastica riduzione delle prime 100 pagine dell'opera, Eco invece ha voluto calare, quasi forzatamente, il lettore nella particolare ambientazione del 1300, si dice anche che lo fece per effettuare una “scrematura” dei suoi lettori, sì avete capito bene, voleva che solo alcuni “eletti” proseguissero la lettura. Se ci domandiamo che tipo di romanzo è “Il nome della Rosa” qualcuno risponderà, senza dubbio un giallo medievale e qui sta l'ennesimo inganno dell'autore perchè senza dubbio parte come se fosse un giallo e continua a farci credere che sino alla fine sia un giallo, ma bisogna ammettere che ci sono pochi gialli in cui il detective alla fine viene anche sconfitto. Quello che invece deve emergere e che permea tutto il libro sono Quindi romanzo investigativo sì, ma solo in una certa misura. Quello che, infatti, deve risaltare sono i ragionamenti filosofici sulla religione, l'ordine sociale del 1200 e sulla Storia di allora in generale. Insomma un libro decisamente complesso, ma di grande valore che non può non mancare in una biblioteca che vuole avere tale nome.