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Ho letto questo libriccino pochi giorni prima del mio compleanno, ad un soffio dalla conclusione del mio ventisettesimo anno di vita. Immagino vi sia nota l'espressione “Club 27” coniata dalla stampa nel 1994 per riferirsi a giovani artisti -come Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse- morti tutti all'età di ventisette anni.
Tralasciando la teoria del patto col diavolo (figura che, comunque, è stata inquietante elemento ricorrente delle mie letture estive), credo che Mancassola si sia ispirato a questa curiosa coincidenza per il titolo del libro.
I due brevi racconti danno voce a una profonda e intima riflessione sull'esperienza della morte, vista però dagli occhi di chi sopravvive. Tra i tanti pensieri, mi ha colpito in particolar modo questa riflessione: i superstiti ereditano la memoria di chi scompare, e questo processo è talmente radicale e radicato che arriva a mutare la percezione della propria identità. I ricordi, i pensieri, i sogni di chi muore si mescolano fino a confondersi con quelli di chi rimane in vita, tanto che la separazione tra gli uni e gli altri diventa operazione chirurgica, amputazione.
Appena settanta pagine, tantissimi spunti su cui continuare a ragionare.