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Se ci sei tu, Dio, dietro tutto, quello che fai compiere qua dentro non è giusto. Tu, non noi, dovresti chiedere perdono.
Libro primo dello scrittore e poeta Daniele Mencarelli, con questo romanzo ha debuttato nel 2018 come narratore, ma aveva già sulle spalle delle pubblicazioni precedenti come componitore di poesie. L'autore è piuttosto celebre con il suo secondo libro “Tutto chiede salvezza”, finalista allo Strega e vincitore dello Strega Giovani; questo è successivo temporalmente al secondo dove era più giovane.
Il personaggio principale è lui, l'autore che non fa mistero o finzione nel raccontare la sua vita, di entrare nei suoi dettagli ed episodi più intimi, una storia fatta di abusi di droghe prima e alcool poi fino alla redenzione finale. Daniele vive ai Castelli Romani, è un giovane poeta ventenne che non pubblica nulla da anni perché perso nell'ubriachezza perenne (nella dimenticanza come la chiama lui), dove cerca di annegare quel male che si chiama ansia, da una emotività dilaniante che lo porta a vivere tutto quello che lo circonda con un'intensità così dolorosa che lo stesso vivere è insopportabile.
Beve per annullarsi e ci riesce benissimo: sua madre ormai vive ormai sui tre scalini che portano alla sua camera per controllare che non muoia nel sonno, il padre non gli parla nemmeno più o quasi, lo devono trasportare di volta in volta in ospedali, andare a recuperarlo dove si abbandona ubriaco, tirarlo fuori dai guai ad ogni incidente di macchina che provoca guidando ubriaco.
Nella disperazione più totale chiede un aiuto ad un amico che gli troverà un posto di lavoro come addetto alle pulizie all'ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma e questo sarà la sua salvezza. Qui cominceranno i suoi mesi di pulizie e lavori vari: la fatica, lo sporco, il dolore costante di vedere la morte e la malattia sulle persone più innocenti, i bambini. Lui così sensibile da non riuscire a sopportare di vivere immerso in un luogo di dolore, ma anche di speranza.
Saranno quei lavori fatti così bene, la fatica del corpo a placare la mente, l'amicizia con i suoi colleghi di lavoro e il contatto con quel mondo di bambini sofferenti e infine la sua poesia a portarlo alla redenzione.
L'autore riesce con un linguaggio che sembra poesia a trasmettere tantissimo al lettore, la lettura scorre molto veloce e i dialoghi sono in romanesco e questo rende ancora più vero il racconto, lo porta così com'è stato, con tutto il suo bagaglio di emozioni, agli occhi di chi legge. Leggerò assolutamente anche il secondo suo romanzo, ma adesso devo anche lasciare scorrere un po' via questa esperienza perché anche io soffro un po' troppo tutta questa vita.