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Sono ore, minuti, secondi, che cerco aggettivi per definire quanto sia incredibilmente indefinibile il modo in cui scrive Chuck Palahniuk. Alla fine ho trovato un aggettivo: “indefinibile”
Palahniuk si conferma un grande scrittore, un gran narratore, uno che inventa storie e incanta con le sue parole.
Chi leggerà questo libro troverà tutte le tematiche care all'autore: i personaggi strampalati e costantemente “sopra le righe”, malinconia, scrittura priva di avverbi e altre particelle che rallentano il ritmo del periodo, stile crudo e interrotto, ripetizioni ad effetto. Troverà la critica verso la società moderna, i mass-media ossessivi, troverà come sempre il finale a sorpresa.
Troverà colpi di genio come una parola che classifica un'intera categoria di persone: “silenziofobi”, “questi suonodipendenti”.
Questo libro è spiazzante, grottesco, disegnato a tinte horror, ma incredibilmente spiritoso e critico; all'interno personaggi come Nash di una cruenza e cattiveria inaudita o come Mona, essere fragile e perduto o come il personaggio principale Carl di una malinconia spiazzante e difficile da sopportare.
Non si capisce bene cosa sia più azzeccata, se la storia o i personaggi, o cosa rende questo libro così bruciante e anestetizzante.
Leggere un libro così diverso dallo spettro narrativo che soffoca le librerie dei nostri giorni, fa piacere e un gran bene. Ogni tanto bisogna cambiare aria nelle stanze della mente.