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Un abisso intercorre tra questo “Sexo y saxofón” (Sesso e sassofono) e la precedente opera letteraria nadaista che ho letto (“Islanada”). Non a caso Gonzalo Arango è stato il “leader” e ideatore del nadaismo, nonché il membro di maggior successo in termini di copie vendute e riconoscimenti, mentre l'altro niente più che un membro minore.
Questo libro di storie brevi si avvicina moltissimo alla perfezione, o quella che io considero personalmente tale, sia per stile che per contenuti.
Lo stile: asciutto, ironico, ampiamente descrittivo, emotivo, con un tocco suggerito e mai imposto di surrealismo.
Il contenuto varia molto da racconto a racconto ma in generale si può riassumere così: bipolare tra il funereo e il grottesco. In quasi tutti i brani è presente la morte come condizione finale dell'uomo e dell'umanità stessa, a volte prende le caratteristiche di una maschera da “hallowin” (sic), a volte la vicenda è ambientata in un gigantesco palazzo di vetro che altro non è se non il limbo per le giovani anime appena scomparse. Stessa considerazione si può fare però sulla frequenza con cui si fa riferimento all'amore e alla sessualità in questi racconti. Sono in sostanza storie d'amore e di morte, di passione e di tragedia. Quando dico funereo però che non vi venga in mente una depressione pascoliana, in queste pagine si intende un grandissimo attaccamento alla vita e la morte è sempre espressa in funzione di un memento mori, a rafforzare ancora di più lo stupore di essere vivi.
Lo stile è vagamente beat, sì, ma la fama dei nadaisti come dei “beat colombiani” non è del tutto lampante in questo libro in particolare. Piuttosto, come immagini e sensibilità mi ha ricordato di più alcuni dei nostri migliori cantautori dell'epoca d'oro. Ha una voce tutta sua Arango, è innegabile.
In sunto, mi sento di consigliarlo caldamente a tutti. Peccato da noi non sia arrivato, non stonerebbe vicino ad un A.Mutis o a un G.G.Márquez.
Edizione Eafit di altissimo pregio, pubblicato nella collana Otraparte che ha anche pubblicato l'opera completa del filosofo esistenzialista e anarco-totalitarista (non apriamo questa “can of worms” per adesso) Fernando González Ochoa (il “mentore” dichiarato di Gonzalo Arango e del movimento nadaista tutto).
Prima di passare ai voti una precisazione importante: Un commento in spagnolo segnala presenza di maschilismo/machismo. Sono estremamente confuso. Semmai l'opposto. Faccio riferimento al racconto “El diablo nos vio paledicer” in particolare, che vede protagonista con scrittura in prima persona una donna sposata con un ubriacone molesto ma che vive una piccola avventura romantica con un suo amico pittore.
La protagonista in questo caso è scritta in un ottica quanto di più anti-maschilista possibile, è interessata all'arte pittorica, passione che condivide con il suo improvvisato amante, e li seguiamo mentre si innamorano carnalmente sì ma soprattutto su un piano intellettuale, mentre il buzzurro e assente uomo che ha sposato è dipinto in una luce assolutamente negativa. Delle due mi sembra proprio una critica al machismo questa, come altro definire un elogio alla sensibilità nelle menti affini?
O prendiamo per esempio “Soledad bajo al sol” che mostra la chiusura mentale del piccolo pueblo nel quale arriva una donna considerata libertina e che finisce con lei uccisa a sassate. Impattante, sicuro, ma descrivere un fatto non significa per forza esserne d'accordo. Dovrebbe essere lampante che il cattivo è il pueblo di retrogadi bigotti e non la vittima. Non tutto deve essere spiegato con la morale, gente, siete ancora in grado di interpretare con la vostra testa, no?
Considerato poi che questo libro è stato scritto in Colombia, paese che notoriamente in passato normalizzava il machismo (e lo fa ancora anche se in maniera più blanda), e che è stato scritto nel 1963 (!!!) in piena dittatura Rojista o Pinillista che dir si voglia, io mi sento di lodare l'apertura mentale dell'autore invece che condannarlo (???).
Comunque, immagini forti e non proprio velati riferimenti allo stupro ci sono. Soprattutto nel “Los muertos no toman té” che tra l'altro è raccontato dal punto di vista dell'autore stesso, che dice di star valutando l'intenzione di “violare” (aka violentare) la donzella con cui si trova. Ecco preso così sarebbe imperdonabile. Il fatto è che prenderlo così non considera il contesto.
Il racconto è la rappresentazione del nichilismo puro, parla proprio di come l'animo umano svuotato di tutto cerca solo la violenza e l'eccesso (approfondirò nella lista sotto) e l'autore si dipinge da solo come privo di qualsiasi volontà di continuare a vivere, vuole solo buttarsi disperatamente verso la morte. E' dark, è tragico, è nichilista. Avete mai parlato con una persona depressa ma proprio depressa depressa? Ecco, anche in questo caso il contesto annulla l'ipotesi di machismo.
Voto complessivo: 5 su 5 (voto che non regalo a tutti; anzi credo di averlo dato solo a Zang Tuum Tumb di F.T.Marinetti, sinora)
Voto ai singoli racconti:
-La senora Yonosé 4+/5
Bella storia che fa il suo porco lavoro come introduzione del tutto, sono presentati i due temi principi dell'opera l'amore e la morte. E' una cavalcata notturna con sfondo Halloween e coinvolge per il mistero dell'identità della donna. Finale forse non proprio brillante però i dialoghi danno una gran forza al racconto. Ne esci che praticamente ti senti anche tu mezzo ubriaco ad una festa, una bella sensazione tutto sommato.
-Soledad bajo al sol 5-/5
Una storia molto bella che si regge tutta delle minuziose ma allo stesso tempo minimali descrizioni di un “pueblo” come tanti, conservatore e bigotto, e dei dialoghi rubati tra la gente. Nichilista e crudo ad una lettura superficiale ma che scavando un'po mostra tutta l'incredibile empatia dell'autore.
-Muerte no sea mujer 3.5/5
Uno dei racconti più brutti del libro e comunque molto migliori di gran parte dei racconti brevi che si vedono in giro. Le descrizioni si fanno un po' troppo prolisse e volutamente “poetiche”. Forse anche l'argomento non proprio originale mi fa dire che questo non è all'altezza del resto.
-Yo recojo mi cadaver 5/5
Dopo uno dei raccconti peggiori ecco quello che a mio parere è il migliore. Trama semplicissima. Gonzalo/il protagonista muore, esce dal suo corpo come anima e vede se stesso morto, cerca di risolvere la cosa avvicinandosi ad una donna per baciarla con la speranza di tornare in vita e poi il resto continua da lì. Qui la storia si tinge di un certo ermetismo ma soprattutto si colora di esistenzialismo. Gonzalo Arango da il meglio di se nel descrivere le sensazioni immaginarie di se stesso incorporeo, il proprio attaccamento alla vita e la meschinità del destino.
Poi, assolutamente degno di nota il fatto che questa storia vede l'autore morire in un incidente d'auto e poi egli se ne andò prematuramente proprio in quel modo.
-Un centavo de nada 5/5
Secondo capolavoro di fila, solo leggermente più blando del precendete. L'autore protagonista cerca di vendere il suo libro in un piccolo negozietto di quartiere ad un negoziante a cui la poesia non interessa niente. E' una sorta di auto-analisi e in un certo senso anche un celato manifesto della propria poetica. E questo fa pure molta simpatia (quasi si finisce a ridere per il modo e le immagini vivaci e tipicamente colombiane che descrive).
-Batallon Antitanque 5/5
Terzo capolavoro di fila, un gradino sotto “Yo recojo mi cadaver” ma sopra “un centavo de nada”. Qui si ride, si ride forte. Ma ci si fa anche prendere, come un pugno nello stomaco, dalla piccola tragedia esistenzialista esposta. E' un racconto contro la guerra, in sintesi, ma soprattutto sulla tragedia che tanti in Colombia hanno vissuto e purtroppo continuano a vivere ovvero la guerra civile. Dover andare a combattere persone del tuo stesso paese, e che nel caso di Gonzalo Arango come ci espone qui, non hanno neanche idee così diverse dalle tue.
E allora ti identifichi in quella persona dall'altro lato, similarmente a quanto cantava De André nella Guerra di Piero.
-Los amantes del ascensor 4.5/5
Minuscola storia che fa un po' da bridge tra due storie ben pesanti nel loro contenuto. Questa è davvero kafkiana (non a caso la quinta parola del primo rigo è proprio “kafkiano”). Non rivelerò niente di più, perché è davvero corta.
-El diablo nos vio palidecer 4-/5
Una storia d'amore bella ma non eccezionale.
-El pasajero de las once 4/5
Bella ma forse aggiungere un po' di pagine a questa non avrebbe guastato. La cosa più interessante è come in questa, similmente alla primissima “La senora Yonosé”, l'atmosfera quasi funerea e notturna delle prime ore del mattino invada completamente la città con un immagine così vivida e visuale che sembra quasi di entrarci in quella specifica notte.
-Diario de la eternidad 4/5
Lunga ma soddifacente storia che questa volta non vede il nostro come protagonista, ma invece una donna borghese. E subito viene da sospettare che questa possa venir dipinta nella peggior luce possibile visto la tendenza, insomma, non proprio pro-borghesia del nostro. Invece no. Bella costruzione a tutto tondo della mentalità di questa protagonista che semplicemente ci dice cosa pensa e quali sono le sue paure nel bel mezzo della crisi dei missili cubani...
-Para jotas 3.5/5
Ok sarò sincero questa è stupefacente per la maniera in cui è scritto ma non è tremendamente interessante per quel che racconta. Tuttavia è stupefacente che si possa parlare di femminicidio con tanta lucidità e empatia senza cadere nella morale, invece nascondendo e lasciando irrisolta la posizione dell'autore. Infatti il finale troncato (mozzo, direi) è probabilmente il punto forte di questo racconto.
-La luna y el teniente 4+/5
Questa mi ha dato una fortissima tristezza. Non l'avrebbe fatto se non fosse stato per la tecnica di raccontare i due punti di vista in maniera alternata. Non abusandone, come fanno molti scrittori, ma per aumentare la tensione e la suspance, laddove c'è, e amplificare la tristezza dell'eventuale risoluzione. Trama: una donna aspetta suo marito. E se lui avesse un altra? No assolutamente no! O forse sì? etc.
-Dios no se aburre los domingos 4/5
Tradotto sarebbe “Dio non si annoia le domeniche”. Racconto quasi socio-antropologico. L'autore entra in una chiesa, quello che gli si para davanti, una normale messa, gli pare bizzarro e straordinario. Sono d'accordo con lui, è certamente una visione bizzarra.
-Café y confuson 4+/5
Bel racconto sulla gelosia e sull'altruismo disinteressato. Notevole la capacità ancora una volta di auto-analizzare con non poco coraggio il proprio atteggiamento bohemien e nichilista. Parla anche della vacuità dei rapporti umani, specie quelli amorosi, ma con toni a tratti poetici/surreali a tratti cinici. Un bel mix che funziona bene, a mio parere.
-Los muertos no toman té 4/5
Ok ok decisamente il racconto più dark. Anche il più difficile da digerire. E' un racconto sulla depressione e sull'autolesionismo, anche se questo non viene mai spiegato a chiare lettere ma solo implicitamente. Assolutamente nichilista. Da contorcere le budella anche al più tenace e temerario lettore.
-El aburrimiento 4/5
Racconto che si avvicina in un certo senso alle tematiche di Sartre dell'Erostrato. Però in una chiave molto più cinica. L'originalità sta che il pazzo con la rivoltella, che decide di compiere il massacro, è una persona normalissima e che, nel clima di violenza perenne della Colombia di quel tempo, neanche la polizia sia interessata a fermarlo, anzi questi proprio non notano nessun problema nel suo sparare a casaccio, come non lo nota nessun altro né lui stesso. La violenza che porta all'insensibilità totale, ben rappresentata. Stile narrativo non proprio da cinque stelle qui, ma neanche da buttar via.
-Estoy sin cigarillos y sin ti 4-/5
Altro racconto cortissimo, microscopico, 3 facciate in tutto. Anche in questo caso utile per pulirsi il palato. Niente di eclatante, però funerea e tristissima.
-Cali, aparta de mi este caliz 5-/5
In un certo senso una lettera d'amore alla bellissima città di Cali e al suo pungente calore afoso. Racconto molto diverso dagli altri, estremamente goliardico e libertino, scritto sotto forma di diario, e probabilmente (anche alla luce del finale) il più sincero di tutti. Anche il più post-moderno di tutti. Appaiono gli altri nadaisti e in ogni pagina ci sono numerosissimi riferimenti a opere altrui, libri musica e film. Il già citato finale poi è meta-testuale. Quindi sì, post-moderno. Estremamente interessante, erotico, goliardico, romantico e in generale summa e compimento di tutti quelli che lo hanno preceduto. Chiusura in grande stile che in qualche modo si ricollega al primissimo racconto.