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La letteratura colombiana ha sapori, odori, immagini che, almeno al sottoscritto, appaiono più potenti rispetto alle stesse presenti nella letteratura di ogni altro paese al mondo. È un fenomeno strano, a pensarci bene: sarà sicuramente il fatto che io la vivo tutti i giorni, la Colombia, con l'esperienza giornaliera della ricerca dell'essenza di questo paese, nel tentativo di capirne tutti i segreti nascosti; sarà l'incanto dei paesaggi stessi; sarà la capacità degli scrittori di qui di scegliere le parole giuste...
Sarà quel che sarà ma se oltre alla cocaina la Colombia è famosa per la letteratura quanto meno significa che devono essere altrettanto capaci a farla.
Questa raccolta di Mutis è un pourpurri delle sue poesie migliori e, seppure il livello sia altalenante, dove brilla lo fa davvero.
Non so neanche da dove partire a descriverlo lo stile di Mutis, quindi butterò aggettivi a caso senza pensarci troppo: astratto, metafisico, panistico/naturalistico, a tratti anacronistico, preciso, olistico, pessimistico, epico (costanti riferimenti a battaglie e guerre) e simbolista. A tratti veramente un Montale colombiano, si appropria dello strumento del Correlativo Oggettivo e lo ripropone con brillante savouir faire.
Tutto esiste fuori dal tempo e dentro ad un constante stato di superposizione: l'ussaro che vive nel mondo contemporaneo, la giovinezza che è raccontata come se accaduta sia tantissimo tempo fa che proprio ora, le grandi battaglie che sono sempre nel passato talmente remoto da divenire leggendario.
E poi ci sono le immagini, corredate di sapori e odori, che ho elogiato all'inizio: c'è il profumo del caffè, la pioggia dei parami, l'odore della giungla.
A queste immagini nazionali Mutis associa una sorta di global village immaginario, spostando se stesso in altri paesi e nazionalizzando i personaggi esteri. E allora la Colombia diventa tutto il mondo e tutto il mondo diventa la Colombia. Mi ricorda quell'intervista di Giovanni Lindo Ferretti quando disse “per noi il centro del mondo era il medioriente e Reggio”, o qualcosa di molto simile. Ecco per Mutis il centro del mondo è la sua regione e tutto il resto del mondo. Le due cose di compenetrano a tal punto che non si riesce più a distinguere una dall'altra.
Che altro dire?
Ho detto abbastanza.
Ogni tanto leggo alcune di queste poesie a mia moglie.
9/10