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Secondo libro o meglio seconda raccolta di racconti che leggo di Raymond Carver, che è morto nel 1988 a soli cinquant'anni, ed è stato uno dei grandi scrittori, poeta e saggisti statunitensi del novecento. Ricordo che l'autore fin dalla giovane età si barcamenò tra le più disparate occupazioni, coltivando al tempo stesso una grande passione per la lettura e la scrittura. Carver è stato un maestro della narrativa breve e viene considerato il capostipite del minimalismo letterario americano.
Un matrimonio fallito, due figli sfortunati arrivati troppo presto, una lunga battaglia con l'alcol, un'infinità di bancarotte, traslochi, lavori umili, frustrazioni. Per sopravvivere a tutto questo, come vuole la leggenda, il giovane Raymond si chiudeva in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate.
Con questa raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1976, l'esordiente Raymond Carver diede nuova vita al racconto americano: fu immediatamente riconosciuto come il maestro della short story, affermandosi ben presto come uno degli scrittori più amati e più letti del secondo Novecento.
I racconti di Carver sono fatti per spiazzare quel lettore che sia abituato a trovare nella conclusione una morale, una catarsi, un dipanarsi della situazione narrata. Perché ogni conclusione dovrebbe portarci a capire, spiegarci, farci intravedere... Lo scrittore americano, invece, si diverte a fotografare una situazione, senza perdere tempo in spiegazioni inutili e superflue, senza volerci per forza trasmettere un messaggio.
Nei racconti di Carver non ci sono descrizioni altisonanti e particolari, né personaggi che lasciano il segno per più del tempo che impiegherete per finire il racconto. La vita non viene descritta come magica o aulica o sognante, viene esattamente trascritta per come è. Non ci sono logiche da seguire, delle morali da trovare, un messaggio nascosto da scovare e scoprire che porta ad un significato profondo. Ed è per questo soprattutto che leggere questo autore non è un'esperienza facile, immediata.
Carver scrive storie che sprigionano tensione e minaccia e raccontano l'instabilità affettiva, oltre che economica, con una forza incredibile: fotografa uno spaccato della vita di tutti i giorni, soprattutto nelle situazioni e nei momenti legati ai normali eventi della vita quotidiana. Parte dalle cose piccole della vita di tutti i giorni e con una scrittura tecnicamente impeccabile, li espande fino a racchiudere il tutto, ma senza per questo voler arrivare alla verità delle cose. Dai suoi racconti emerge una tristezza e una inadeguatezza totale e inesorabile, perché i suoi personaggi non sanno mai cosa fare, non solo nell'immediato del racconto, ma in tutta la loro miserabile vita.
Questi personaggi hanno tutti qualcosa in comune: la consapevolezza di vivere un'esistenza talvolta quasi impossibile e hanno spesso degli atteggiamenti ostili, posseggono un'ombra dentro di loro, un comportamento che non sempre il lettore riesce a comprendere. L'inquietudine e le ansie del vivere di tutti i giorni lasciano spazio a momenti di sgomento, che in queste vite tormentate non manca mai.
Molto probabilmente le vostre reazioni ad un primo impatto con Carver saranno due: o lo amerete visceralmente (come è capitato a me) o lo troverete così ermetico con il suo lasciare in sospeso tutti i suoi racconti che lo troverete incomprensibile.
Ma di sicuro non vi lascerà indifferenti e questo è già tantissimo per qualsiasi autore.