Marte non è altro che una seconda America
Ho un altissima considerazione per quest'opera, che inizialmente mi ha destabilizzato. Nella mia ignoranza mi aspettavo una storia tendente all'hard sci-fi, mentre l'opera è focalizzata su aspetti antropologici e sociologici, a discapito dei dettagli tecnici e della coerenza. Infatti Marte non è sempre la stessa Marte nei racconti, i Marziani non son sempre gli stessi, e in realtà è tutto un semplice pretesto perché per Bradbury Marte è nient'altro che un'altra Terra. Questo è dovuto alla natura fix-up della raccolta, che tuttavia contiene un ordine cronologico che divide l'opera in parti dedicate rispettivamente a conquista, colonizzazione e declino.
Un titolo meno d'impatto, ma forse più adeguato sarebbe stato Cronache Umane (o Terrestri), perché non si manca mai di parlare dell'uomo, delle sue speranze, delle sue paure e dei suoi più intimi sogni e incubi. Una serie di racconti, non tutti dello stesso calibro, ma tutti narrati brillantemente, che hanno saputo stimolare in me riflessioni e inquietudini.
È un opera densa di idee e di critica, da rileggere e da sottolineare. Ha un respiro più ampio rispetto a Farnheit 451 e affronta temi diversi, in una cornice fantascientifica, Bradbury dipinge l'umanitá nel suo peggio.
“Ma in fin dei conti, che cos'è questa maggioranza e da chi è composta? e che cosa pensa, come fa a fare quello che fa, non cambierà mai? e io, soprattutto, come ho fatto a trovarmici in mezzo, a questa marcia maggioranza? Non mi ci trovo bene, io. Si tratta forse di claustrofobia, di paura della folla, o semplicemente di buon senso?”
Lasciate ogni speranza voi che viaggiate nel futuro
Io sono un appassionato di fantascienza, non un esperto, ma tra film, videogiochi e libri ho maturato una certa abitudine a confrontarmi con i trope del genere, tanto che poco o nulla mi sorprende ancora (nel contesto della space opera), eppure non ho mai letto una fantascienza così riconoscibile e allo stesso tempo così nuova da sentirmi così appagato e soddisfatto.
Due parole di contesto: Galactic North è una raccolta di racconti ambientati nello stesso universo, conosciuto per via della serie Rivelazione. Le storie di questa raccolta sono “nello sfondo” dei principali avventimenti raccontati nei romanzi, ma introducono in maniera eccellente gli elementi distintivi dell'universo, e citando qua e là avvenimenti e riferimenti dei romanzi (che non ho ancora letto). Per di più forniscono una “prospettiva storica” utile a capire razze, la cronologia e l'evoluzione dell'universo, e a quanto pare anche le backstories di alcuni personaggi. Da sottolineare che probabilmente qualche accenno può essere considerato “spoiler” per i più sensibili (io stesso ho trovato riferimenti familiari a “La città del cratere”, un altro ottimo romanzo che consiglio), anche se ho letto che il traduttore della serie lo ha definito come un ottimo punto per iniziare.
Io le ho trovate tutte ben narrate, intriganti e molto varie. Reynolds spazia fra diversi generi di storie, fra diversi tipi di personaggi, ambientazioni e tempi (dal 2200 al 2600 circa).
“Le grandi mura di Marte” 4** Il primo racconto è quello più vicino ai giorni nostri, ci son riferimenti a confilitti, scismi evolutivi e fazioni che si spartiscono il sistema solare. È la storia di una ribellione e di una fuga, un primo approccio alla deviazione evolutiva dei Conjoiner. “Glaciale” 5* È in continuità con il primo racconto, e racconta dell'esplorazione di un pianeta alieno. A tratti ansiogeno, a tratti personale e introspettivo. Il pianeta richiama l'atmosfera di “The Thing”, e il mistero è sufficientemente affascinante da destare la curiosità. “Una spia in Europa” 3* Spy story ambientata nei mari di Europa, non particolarmente intrigante ma interessante a livello immaginifico (per le tecnologie e le razze presentate). Una nota dolente è la “chiusura” del racconto, troppo affrettata.
“Brezza” 5*** Uno dei racconti che più mi ha colpito. Una storia che introduce gli Ultra, una particolare deviazione evolutiva dell'uomo nel bel mezzo di una battaglia fra navi spaziali. Nonostante il finale sia un po' scontato, l'ho adorato, soprattutto per i personaggi.“Sonno dilatato” 3* Questo è carino, un po' alla Shymalan, forse è il racconto che mi è piaciuto di meno. L'idea è buona ma francamente non mi ha convinto molto l'esecuzione. Da notare che si tratta di uno dei primissimi racconti dell'autore, datato 1990, ben prima della nascita ufficiale dell'universo Rivelazione.
“Il bestiario di Grafenwalder” 5*** Questo racconto tocca argomenti più sociologici, l'ambiente è altolocato e i personaggi sono tutti ricchi collezionisti. Questo ha un duplice fascino dato dallo stile di vita di questi personaggi e il lato puramente tecnologico e biologico. Interessante come la visione pessimista di Reynolds dipinga l'umanità tra 500 anni non molto diversa da quella che conosciamo oggi, nonostante significativi passi tecnologici, l'uomo è rimasto sostanzialmente lo stesso. “Nightingale” 5* Una storia horror degna di un adattamento cinematografico, ambientata in una nave spaziale abbandonata, racconta di un team di soldati alla ricerca di un criminale di guerra creduto in stasi. Cupo, ansiogeno, brillante per le idee e veramente disturbante per le visioni suggerite. “Galactic North” 5*** È la storia più vecchia del mondo. Tradimenti e infiniti inseguimenti. È onestamente molto strano come racconto, spazia per lunghi tempi, è molto cupo e un po' triste. È la visione futurista di Reynolds a condizionare la storia di questo racconto, che indirettamente coinvolge l'intero universo da lui creato. Una pillola difficile da digerire.
In chiusura, non posso che consigliare questa raccolta, tra le migliori che ho letto di hard sci-fi, sia per godibilità, anche a livello di prosa (seppur non sia il punto forte), ma soprattutto per quanto sia vario nelle storie, convincente e affascinante. Non mi sorprenderebbe, e lo dico con tristezza, se il futuro assomiglierà a quello immaginato da lui. 4,5
H.G. Wells, nel 1895, doveva essere proprio un visionario. Nel suo breve romanzo riesce, con tono serioso, ad accompagnarci in un viaggio nel futuro. I meriti di questo romanzo, vale la pena dirlo, non si fermano al fatto che è stata una delle prime storie a parlare di viaggi del tempo (e perciò incredibilmente influente). Infatti, oltre alla narrazione chiara e diretta, l'autore alterna momenti di pura avventura e scoperta, a momenti di tensione e azione, tutto ben orchestrato. Non manca un sottostrato di riflessioni sociali, evidentemente derivate da una critica alla società in cui viveva, e di avvertimenti per le future generazioni. Tutto questo in un contesto fantasioso ma credibile che eleva il fascino di una storia fantascientifica. Una nota di merito secondo me va anche al fatto, che l'autore si impegna a interpretare o a spiegare il futuro in termini evoluzionistici, biologici, psicologici, addirittura cercando di immaginare il corso degli eventi passati di quel futuro.
Per me questa storia incarna proprio lo spirito e l'essenza della fantascienza, o almeno presenta gli elementi che cerco quando leggo questo genere. Un must.
Chissà come, questo uomo antico è capace di vedere la verità, ed essa non lo acceca né lo fa impazzire.
La fantascienza ha il potenziale di giudicare l'umanità in retrospettiva, e Speaker for the Dead è come se fosse arrivato dal futuro.
È un libro molto diverso da Ender's Game, il protagonista da stratega militare diventa uno stratega dell'animo umano, un lettore delle menti e delle emozioni. Attraverso lui, vediamo l'umanità in scena per come realmente è, scontrandosi con filtri cattolici e illusioni umane.
Lui cammina sfrontatamente in posti del mio cuore che tenevo come fossero terreno consacrato, dove a nessun altro era permesso entrare. E mette in piedi sui piccoli germogli che si aggrappano ancora alla vita in questo suolo disseccato.
Ma l'anima di questo libro ruota attorno ai piccoli esseri alieni con cui l'umanità si trova a ‘convivere' per la prima volta, questo libro affronta le implicazioni etiche che ciò comporta, e in un certo senso ridefinisce l'umanità nel tentativo di coesistenza, grazie all'empatia e la mutua comprensione per il benessere collettivo. Un esperimento mai veramente avvenuto sulla Terra, e che francamente mi ha entusiasmato molto.
Vengono poste molte domande, e in realtà poche risposte, ma è la qualità di queste che eleva questo romanzo fra i migliori di quelli che affrontano questioni sociologiche e filosofiche simili che abbia letto.
Consigliato a tutti, tranne ai Varelse.
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