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Una leggenda metropolitana dura a morire vuole che i nazisti, che della disumanizzazione avevano fatto il loro marchio di fabbrica, compensassero il loro disprezzo nei confronti dell'umanità con il loro amore indiscusso per gli animali.
Niente di più falso!
Gli animali sotto il Nazismo erano perseguitati come e più di prima. Il loro essere idolatrati come simboli della mitizzata ‘vita selvaggia, vita del bosco' non impediva che finissero sotto i colpi dei cacciatori megalomaniaci come Herman Goring, i cui progetti ambientalistici erano interamente finalizzati alla creazione di sontuose riserve personali ove portare avanti i suoi massacri in modo indisturbato.
I gatti ricaddero vittima delle ataviche ossessioni culturali, e non facevano una bella fine.
L'amore di Hitler per i cani era un sentimento distaccato, senza alcuna partecipazione alla cura, all'addestramento. I Nazisti possedevano animali come si possedevano dei trofei.
Un libro che parla di questo rapporto tra il malato e l'utilitaristico, con momenti narrativi molto toccanti.