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Average rating4.1
Decisamente un caso, più unico che raro, in cui il film ha superato decisamente il libro. Mi viene in mente solo un altro romanzo che mi ha fatto spostare in maniera così netta la parte della bilancia dove sta la pellicola: Shining di Stephen King e la relativa trasposizione di Kubrick.
La popolarità di quest'opera, ma forse non è poi così popolare come romanzo, almeno rispetto al film, è dovuta al successo di Blade Runner, la trasposizione cinematografica di Ridley Scott, ritenuta una pietra miliare della filmografia di fantascienza. E giustamente direi.
A parte il fatto che la storia narrata è molto, anzi direi quasi totalmente diversa rispetto alla pellicola di Scott e non dovrebbe essere un problema in effetti, se la narrazione fosse stata in qualche modo più interessante. La trama è ambientata in un futuro apocalittico, dove una guerra mondiale ha costretto l'umanità a vivere in residui di città dove quasi tutti gli animali sono morti, una polvere radioattiva rende “speciali” alcuni e costringe i “normali” a colonizzare Marte dopo aver reso la Terra quasi invivibile, con l'aiuto di androidi. Sulla Terra non vuole starci nessuno e da Marte invece scappano gli androidi che sono stati resi schiavi. Il protagonista è proprio un cacciatore di taglie, quindi un killer di androidi. Quest'ultima forse l'unica assonanza con il film.
Sicuramente questa è un'opera minore di Dick e ha come fatto pregevole probabilmente il solo fatto di aver ispirato Blade Runner.
Probabilmente se non avessi mai sentito parlare del film, questo libro avrebbe meritato sicuramente un voto maggiore, ma anche se in molte parti mi ha preso, non mi hai quasi mai appassionato; i luoghi, ma più i personaggi (soprattutto Deckard, Rachel e Roy), non mi hanno mai trasmesso quelle sensazioni che invece il film, soprattutto nel finale mi avevano dato. Se nell'opera di Dick troviamo le solite tematiche di cos'è reale e cosa non lo è, il dualismo uomo-androide - in cui gli androidi vengono mostrate come “cose” -, la repressione poliziesca che porterà Deckard a interrogarsi sul vero significato della parola “umano”; nella pellicola troviamo il tormento e il travaglio, soprattutto nel finale sul tetto dell'edificio dove l'androide Roy Batty, ribalta il rapporto di umanità che lo legava al suo cacciatore Rick Deckard.
Ripeto “Ma gli androidi sognano pecore elettriche” non è affatto male, pregevole di molte trovate, visionario come solo Dick sa essere, ma “Blade Runner” è così radicato ormai dentro di me, che non è più possibile scindere le due cose e se dovessi scegliere, mi dispiace ma prendo il film per tutta la vita.
Consigliato, perchè è comunque un must della fantascienza e se in qualche strana maniera siete arrivati solo ora sulla Terra e per prima cosa avete letto questa recensione, provate prima a leggere la storia di Dick, prima della pellicola di Scott. Altrimenti non riuscirete più ad apprezzarlo come forse merita.