Carrie
1974 • 174 pages

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Carrie, dell'ormai lontano 1974, è stato il primo romanzo di Stephen King ad essere pubblicato, grazie alla moglie che ripescò il manoscritto dalla carta straccia e incoraggiò l'autore a lavorarci ancora; è anche uno dei più brevi che King abbia scritto, e sappiamo bene quanto possono essere lunghi i libri del “Re”. King, in un'intervista, disse di trovare il lavoro “crudo” e “con un'incredibile capacità di terrorizzare” ed i fan dell'autore spesso lo indicano come uno dei romanzi più toccanti di King.

Brian De Palma ne ha creato una versione cinematografica nel 1976, con Sissy Spacek nel ruolo di Carrie, ed è stato uno dei pochi adattamenti per il cinema apprezzato anche dallo scrittore, è stato anche il primo film horror ad essere nominato agli Academy Awards per la performance della protagonista e di Piper Laurie.

Nonostante venga sempre ritenuta una storia horror, Carrie è, in realtà, un'intensa storia di emarginazione e vittimismo, il fenomeno del “bullismo” come viene indicato oggi qui sta alla base portante della storia, così come lo sono le prevaricazioni di gruppo nei confronti delle persone più deboli (apparentemente più deboli, come vedremo). Dunque un libro molto attuale anche se scritto praticamente quarant'anni fa; segno evidente di come questo fenomeno sia una costante nelle scuole e non una novità dei nostri tempi.

Il libro usa situazioni verosimili per raccontare la storia di Carrietta “Carrie” White, un'adolescente di Chamberlain, nel Maine, detentrice dalla nascita di tanti poteri psichici e segregata in casa per anni dalla madre Margaret, una pazza mentale fondamentalista cristiana. Un evento scatenante, porterà la protagonista a evocare questi poteri sepolti e dimenticati, usandoli per una feroce vendetta contro tutte le angherie subite in una vita disperata ed isolata da tutti.

Un King agli esordi, un po' di acerbo si legge tra le righe, ma è prevalente l'angoscia, la disperazione, più che il terrore puro, per tutto il libro viene creata un'aspettativa devastante ed angosciante, praticamente perfetto nelle descrizioni e nei risvolti psicologici dei teenager americani dell'inizio anni settanta, come sempre il “Re” si dimostra abilissimo nello scavare nell'animo del quotidiano, dove si annida il vero terrore.

Lo stile è particolare, non sempre in presa diretta, ma un “riportare” più fonti e modi di narrazione contemporaneamente, anche la resa dei pensieri dei personaggi con l'uso delle parentesi e senza punteggiatura aiutano a dipingere perfettamente l'atmosfera così come al confusione, il disordine, la velocità o lentezza degli eventi e dei ricordi.

Consigliato e non solo agli amanti di King, per loro invece è un giro di boa obbligato.

March 15, 2013Report this review