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Dopo aver girato l'ultima pagina del libro posso dire di conoscere Nono molto meglio rispetto alla descrizione un po' semplicistica che fa di sé all'inizio del libro.
Innanzitutto, è un ragazzino di quasi tredici anni che sta per fare la “maggiorità religiosa”. Ha il piglio dei bambini cresciuti troppo in fretta, di quelli che se la sono dovuta cavare da soli per la maggior parte del tempo. Ha il cuore grande di chi ha ricevuto poche carezze, la fragilità e l'insicurezza di quando mancano conferme. È un bambino agitato, inquieto, si tiene occupato da solo come può; ma si fa voler bene nonostante le bravate perché è impossibile resistere ai suoi grandi occhi azzurri e alla sua lingua tagliente che si produce in frasi di una schiettezza disarmante. Le persone che gli stanno accanto gli hanno nascosto molte cose per troppo tempo; Nono lo ha sempre saputo ma adesso disorientamento e confusione straripano dai delicati argini in cui è riuscito a contenere tutte le domande che avrebbe voluto fare. È arrivato il momento di avere risposte.