Tecnologie, Identità e politiche di liberazione
Una questione strettamente legata al cybersex, di cui Helena Velena è considerata la pioniera in Italia. Nata a Bologna in un corpo maschile, diventa nota nella scena punk e no-wave bolognese degli anni '80 col nome di Jumpy Velena, fondando prima l'iconica band RAF Punk e poi l'etichetta Attack Punk Records. Verso la fine del decennio, Jimpy diventa Helena e inizia il percorso di transizione, mentre si avvia verso una serie di studi teorici e pratici sul tema del cybersex. Proprio in quegli anni, fonda la Cybercore, un'azienda che realizza banche dati e messaggerie per il neonato Videotel rivolte nello specifico al target delle "minoranze sessuali". Nel 1994 Helena partecipa alla fiera Erotica con uno strumento rivoluzionario, che diventa la principale attrazione dell'edizione di quell'anno: la tuta per il cybersex. "All'epoca era inconcepibile fare interagire un device con la rete Internet, era una novità pazzesca. Per realizzarlo, andammo ad Amburgo a conoscere due ingegneri, amici di amici, che stavano lavorando su quello che sarebbe poi diventato 'l'Internet delle cose', ovvero l'Internet che fa interagire i device via wireless. Quando arrivai là, scoprii che Stahl, uno dei due, era appassionato di BDSM e fetish, così gli proposi di lavorare sull'ipotesi di fare interagire dei sex toy. C'era però un problema: questa tuta necessitava di una vera e propria performance per farne comprendere l'utilizzo," racconta Helena.
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