Dio di illusioni

Dio di illusioni

2014 • 540 pages

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Ci sono libri e libri: libri che sembrano scritti un po' tutti uguali, con storie che si somigliano, con personaggi che ti sembra di aver già letto in altre storie, palcoscenici dove si muovono con sceneggiature di cui hai una memoria vaga. Poi ci sono gli altri libri, quelli che leggi una volta, che ti porterai dentro per sempre, che non assomigliano a nient'altro: magari per i suoi personaggi, o per la storia o semplicemente per come è stato scritto.

Questo libro, questa storia, fa parte della seconda categoria; io molto spesso giudico il libro, oltre per tutto quanto scritto sopra fino adesso, anche per come mi fa sentire, indipendentemente se la storia narrata è allegra, spaventosa o triste, associo spesso il libro ad un bozzolo: più è caldo e confortevole e mi da l'idea appena lo reggo in mano e comincio a scorrere le righe di sentirmici avvolto, sostenuto, al caldo, più mi sembra di tornare a casa mentre lo leggo.

Questa è prima di tutto la storia di un omicidio, poi la storia di quella che sembra e probabilmente è l'amicizia avvelenata di cinque studenti del college ricchi e viziati, a cui si aggiunge il protagonista squattrinato Richard, iscrittosi per sfuggire alla sua noiosa vita borghese in California. Incoraggiati dal loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale, il gruppo si ritrova a passare pigri weekend in un circolo di alcol, droga e sottili giochi d'amore, mentre al contempo cercano di nascondere un grave crimine che hanno commesso tutti insieme.

Questa è una tragedia greca e tratta la violenza sia fisica che mentale come parte integrante della vita. Ma il vero tema del romanzo è il senso di colpa. Tutti e sei i personaggi non troveranno altro che alienazione e sofferenza e non ci sarà assoluzione. E mentre cercano di elevarsi come gli antichi greci tramite riti pagani verso l'estasi della bellezza provando a liberarsi della parte razionale di se stessi per rinascere come puro istinto, non troveranno altro che disperazione e miseria nelle loro vite e non reggeranno il fardello delle loro azioni.

E poi c'è la scrittura, signori e signore, c'è la Scrittura con la S maiuscola: una padronanza e ricchezza lessicale che vi dipingerà sugli occhi paesaggi, personaggi, sfumature di carattere con colori così vividi e intensi che vi sembrerà di stare anche voi nel Vermont, all'Hempden college, magari vicini di stanza di questi perduti ragazzi.

Chapeau, d'altronde non si vince il Premio Pulitzer per la narrativa, per caso.

July 22, 2022Report this review