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Una storia di libertà, il filo di un aquilone teso tra memoria e immaginazione.
Siamo a Cléry, paesino della Normandia, inizio anni '30. Ludo è un ragazzino orfano cresciuto dallo zio Ambroise, un postino pacifista che per hobby fabbrica aquiloni. Lila appartiene a una nobile famiglia polacca in decadenza e trascorre le estati a Cléry insieme ai genitori, al fratello Tad e all'amico Bruno. La buona sorte intreccia per sempre le loro vite, ma la pace non dura a lungo: dopo qualche anno interviene la Seconda Guerra Mondiale a scombinare la fortunata mano di carte sul tavolo. Da qui si dipana il racconto dolceamaro della resistenza normanna all'occupazione tedesca, sullo sfondo di un cielo puntellato da rombi di carta colorata.
Gli aquiloni sono da sempre metafora di libertà e questa, di fatto, è una storia che parla di liberazione.
Altre due parole ricorrono frequentemente nel testo: memoria e immaginazione. Vi lascio due esempi: