Islanada

Islanada

1996 • 360 pages

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15

Ok, questo è probabilmente uno dei libri più strani in circolazione. Non perché sia indecifrabile come il Voynich Manuscript, né perché sia particolarmente meta-letterario o post-moderno, tantomeno è particolarmente sperimentale in sé. Ma, già a partire dalla copertina iniziano le domande. La prima: perché non c'è un riassunto, uno straccio di trama, o una presentazione dell'autore? Non c'è. Se uno non sa ESATTAMENTE il contenuto di questo libro...beh semplicemente rimane nell'oblio.
Poi inizi a leggere e la prima il primo periodo è pressappoco “corse via perché lo volevano inculare”. Fino a qui, direte voi, niente di poi così strano. Ma leggi la pagina e non c'è punteggiatura, neanche per i dialoghi. Continui e più lo fai più tu ricorda una strana fusione del metodo di Keruac misto a Bukowski. Ah! Aspetta, è scritto in terza persona. Cioè a leggerlo sembra Sulla Strada, ma è in terza persona, interessante. Realizzi che è in spagnolo. Spagnolo di dove, il mondo hispano-hablante è vasto...Colombia. Stile beat in Colombia? Sarà mica uno di quei nadaisti? Sì. Ok ma fino a qui Alessandro non mi hai detto niente di così pazzesco, ancora.
Ok e se ti dicessi che questo libro è una biografia modello beat che fluttua tra prima e terza persona liberamente, e che questa biografia è completamente falsa dalla prima all'ultima parola visto che nessuno dei personaggi è reale e nemmeno nessuno degli avvenimenti?
Fondamentalmente si tratta di una biografia leader del movimento sperimentale Nadaista, Gonzalo Arango, scritta da uno dei membri, Elmo Valencia, ma la biografia non è del movimento che conosciamo noi ma di uno parallelo, in un altra dimensione. Quindi, aspé, abbiamo: mockumentary beat alla colombiana contro l'ordine costituito con un protagonista “Bukowskiano” che mistifica il movimento stesso che lo ha prodotto.
Poi, così, ad un certo punto c'è un cane che parla. E poi il protagonista allunga il braccio e tocca le stelle. Ok. Si. E poi l'autore inizia a fare i jump cut. Per chi ignori il significato di questo termine da montatore cinametografico: si tratta di quando si fanno combaciare due immagini per spostare l'azione con un salto pindarico. Si si, l'osso di 2001. Quindi, il racconto inizia a saltare di qua e di là a distanza di poche frasi per introdurre l'altro protagonista, l'autore.
E per le prime 50 pagine queste sono solo le stranezze più “normali”
Bene bene bene, allora perché due stelle. Perché dopo le prime 50 pagine tutte queste idee svaniscono. Evaporano. Si disperdono. I nostri protagonisti finalmente si incontrano e iniziano a parlare di poesia e di quanto sia bella la poesia e della vita che è poesia. E il tutto assume, praticamente immediatamente, un tono saccente e auto-compiaciuto; insopportabile.
L'azione si blocca, questi non fanno altro che bersi caffé al bar e fare gli Oscar Wilde di turno della serie “Ha qualcosa da dichiarare?” “Solo il mio genio!” robe del genere.
Peccato, perché l'inizio era da 5 su 5.
Non sono riuscito a finirlo, che è un peccato perché cercando bene bene ho scoperto che verso la fine il tutto prende una piega ancora più surrealista/esistenzialista con i nostri che scappano dalla civilizzazione e vanno ad eremitare su un isola tropicale. Però la vita è breve e io ho una libreria piena di cose che devo ancora leggere.
Troppo vanesio: due stelle.

July 10, 2021Report this review