È il 22 novembre del 1340 e Benedetto XII attraversa con passo energico la Sala degli Arazzi nel Palazzo dei Papi di Avignone. Sono sei anni che è sul trono di Pietro. Un periodo certamente breve per avere già portato a compimento quella maestosa costruzione: una sede papale con preziose tappezzerie e sublimi sfondi di marmo a trompe-l’oeil. In verità, visto dall’esterno, il palazzo, fiancheggiato da torri e accerchiato da mura, sembra una fortezza inespugnabile. Ma in tempi così cupi, in cui la Chiesa non cessa di essere l’oggetto della cupidigia dei principi, è indispensabile che il capo della cristianità soggiorni in un luogo sicuro anziché sulle sponde caotiche del Tevere, dove imperversa la guerra tra gli Orsini e i Colonna e non passa ora che guelfi e ghibellini non si azzuffino. Un giorno forse finirà quella che il poeta chiama la «cattività babilonese» della Chiesa e la Santa Sede tornerà nella città dei sette colli dove riposano le ceneri di Pietro e Paolo! Un giorno, forse, ma non ora! Salutando col capo il suo segretario particolare, Benedetto XII si dirige pensieroso verso la pedana ricoperta da un baldacchino color porpora e prende posto sul seggio pontificio. Liscia con la mano le pieghe dell’abito bianco da cistercense, che insiste a preferire agli abituali paramenti papali, e fa segno al segretario di farsi avanti. Il cardinale di Fontenay avanza fino alla pedana. Piccolo di statura, pare letteralmente sovrastato dalla figura del papa e dal prestigio che emana dal luogo. Poi si fa serio in volto e annuncia con voce grave che negli archivi abbandonati nel sottosuolo del palazzo del Laterano qualcuno, forse un frate francescano, un certo Giuseppe Carducci, ha trafugato l’intero incartamento Presbyteri Joannis, comprese le sue preziose carte marittime che indicano la rotta per le Indie... Così, in queste pagine, comincia un intricato «affare di stato», che ha per sfondo Venezia, la Castiglia, la Francia e le principali corti europee, e in cui la ricerca di un mitico regno cristiano nel cuore dell’Oriente, il regno del Prete Gianni, unisce in una lotta spietata uomini di stato e religiosi, avventurieri senza scrupoli e martiri innocenti, fino a intrecciarci con una delle più celebri e appassionate storie d’amore dell’Occidente cristiano: quella tra don Pedro, erede della corona portoghese sposato con l’infanta di Spagna Costanza di Castiglia, e Ines de Castro. Sulla scia di Hugo e Montherlant, Gilbert Sinoué narra di una irrefrenabile passione in un romanzo che illumina una delle più avvincenti pagine della storia, in cui le ragioni di stato e quelle del cuore si fronteggiano senza esclusione di colpi. «Un grande romanzo storico che conferma il talento di uno scrittore vero». Lire «Romanzo storico, storia d’amore, La regina crocifissa illumina il cuore di un’epoca e delle eterne ambizioni umane». Le Spectacle du Monde «Amore contro ragione di stato in un romanzo che rievoca la Reine morte di Montherlant». Historia «Il regno del prete Jean, la Castiglia, i musulmani e la Terra Santa in un grande affresco storico rivolto al grande pubblico». Le Bulletin des Lettres «La rievocazione di una delle più celebri tragedie amorose in un romanzo avvincente e documentato». Le Monde «Una nuova impresa di Gilbert Sinoué, l’Umberto Eco francese, che mescola abilmente romanticismo, avventura e lotta per il potere». Valeurs Actuelles
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