All’inizio degli anni ’70, dopo una brillante e prolifica carriera, Romain Gary ormai è considerato un romanziere finito. Si parla di lui solo per segnalare che un suo cugino alla lontana, Emile Ajar, ha scritto un romanzo innovativo e sconvolgente, La vita davanti a sé, che vince il Goncourt nel ’75. Ma Gary e Ajar sono, in realtà, la medesima persona. Pseudo è il racconto di questa incredibile trasformazione. O incarnazione. Romain Gary è così stato, grazie a una volontà di mistificazione ambigua (Gary e Ajar significano rispettivamente “brucia!” e “la brace” in russo), l’unico scrittore a ottenere due volte il Premio Goncourt, la prima volta con il suo pseudonimo usuale, per Le radici del cielo nel 1956, e la seconda volta con lo pseudonimo di Émile Ajar, per La vita davanti a sé nel 1975.
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