«Da anni lavoriamo sulle carte dell'archivio di Fabrizio De André, eppure siamo costantemente sorpresi da nuove scoperte e costretti a confessarci ogni volta che "era molto più curioso" di noi. Leggere le sue carte significa scorrere quaderni, fogli sparsi, libri, agende, buste, sacchetti per rifiuti messi a disposizione da compagnie aeree… vuol dire sfogliare qualsiasi pezzo di carta sul quale potesse appuntare un'immagine nell'istante stesso in cui affiorava. Un caleidoscopio di frasi all'apparenza casuali che tuttavia ci restituiscono il ritratto della sua fede laica nella pietas umana, l'anarchia di chi è libero dagli abusi di potere e il sarcasmo ironico tipicamente ligure. Sorridiamo con le sue rime goliardiche o i "pensierini" scritti per puro gusto del divertimento. Siamo costretti a fermarci e riflettere quando invece "il pensiero e la scrittura diventano grido, insulto o lacrime di rabbia". O, a parer nostro, sollievo. Fabrizio annotava in maniera istintiva e quasi maniacale impressioni, ricordi, detti popolari imparati nei carruggi di Genova o appresi dai contadini della Gallura, ricette, citazioni. In questo mare di appunti si trovano le idee che avrebbero dato vita alle sue canzoni, trasformate poi nelle parole che potevano essere collocate negli "spazi stretti" lasciati dalla musica grazie ad un lavoro di artigiano meticoloso e alla ricerca di un solo termine, il migliore e più agile, in grado di restituire tutta l'idea originale. I discorsi che pronunciava sul palco, le risposte ai giornalisti o i versi delle canzoni erano tutti frutto di un lavoro lungo e complesso originato dal desiderio di comunicare senza equivoci: tra i suoi appunti infatti si leggono riflessioni a volte contraddittorie, numerose varianti della medesima frase così come l'annotazione nitida di tutti i "saluti pubblici a privatissimi affetti" da fare durante la tappa di un tour. Le pagine di questo libro, quindi, sono una selezione che speriamo possa suscitare lo stesso nostro senso di sorpresa. Così come ci auguriamo che l'eterogeneità dei contenuti riesca a sottolineare il sapore delle carte di Fabrizio, raccolte negli anni da Dori Ghezzi e oggi conservate al Centro Studi a lui dedicato presso l'Università di Siena. In ogni caso crediamo che il filo del pensiero di Fabrizio affiori in modo limpido, frase dopo frase, in un flusso che a volte pare interrotto e a volte senza fine, ma che si muove sempre in "direzione ostinata e contraria".»
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