Una vecchia storia: Nuova versione

Una vecchia storia: Nuova versione

2018 • 336 pages

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Aspettavo con ansia il nuovo romanzo di Littell, io lettore estasiato da “Le Benevole” che considero uno dei miei libri preferiti; diciamo che ho ritrovato sicuramente lo scrittore che mi ha conquistato con il suo stile estremamente crudo e realista ma quello che mi ha deluso è sicuramente la storia, che sebbene mi sia piaciuta come sfondo ed idea mi ha lasciato alquanto perplesso nello svolgimento e nella rappresentazione fornita. Prima di tutto un chiarimento sul sottotitolo “nuova versione”, l'autore ha preso un racconto che aveva scritto tempo prima e lo ha allungato nella forma di romanzo.

Non ci sono nomi in questo libro, tutto appare subito estraniante: un uomo biondo, una donna bionda, un'altra con i cappelli neri, un bambino e altri personaggi comuni che appaiono e scompaiono in tutti i capitoli. Sette capitoli che partono da una piscina e vengono chiusi da una porta, una corsa e un corridoio; tutte le storie raccontano la stessa storia vissuta però da più prospettive e in contesti leggermente diversi ma che hanno un minimo comun denominatore: la vita di famiglia, due amanti in albergo, un monolocale dedicato alla solitudine, una festa di gruppo e infine una scena di guerra. Cambiano i personaggi, gli oggetti e le situazioni, la storia subisce metamorfosi, ma è un continuo rimando alla precedente.

Il libro è molto particolare, anche troppo. Quello che mi ha più disturbato nella storia (sebbene io non sia propriamente un lettore di primo pelo) è il tasso elevatissimo di violenza ed erotismo estremo. Il sesso è presente quasi in tutti i scenari e viene descritto in tutte le sue forme, da autoerotismo a orgie omosessuali: ci sono delle scene allucinanti che prima incuriosiscono perchè scritte molto bene ma alla lunga stancano, arrivando a disgustare. Non che io sia un puritano, ma è il classico esempio calzante di quanto il troppo, stroppia.

Il libro è violento, freddo ed osceno, i personaggi sono distaccati e sebbene tutto sia scritto in prima persona il lettore vive tutto con lo stesso distacco dei protagonisti, tutto viene buttato sotto la luce senza nessun tipo di coscienza, senza rimarcare se sia giusto o sbagliato, tutto vissuto nell'attimo dell'ora perchè poi i personaggi escono di scena sbattendo una porta, corrono, si tuffano in una piscina e quando riemergono sono pronti a rivere il tutto all'infinito.

Mi ha lasciato un senso di solitudine profondo, ma non una solitudine come la conoscevo, ma bensì sporca e senza redenzione alcuna.

November 8, 2019Report this review