White Jazz
1992 • 368 pages

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Finalmente sappiamo come andò a finire. Degna conclusione della quadrilogia di Los Angeles, un ciclo leggendario, come viene comunemente chiamata la raccolta di libri che parte con la “Dalia Nera” e finisce con questo “White Jazz” passando per “Il Grande Nulla” e “LA Confidential”. Meno chiassoso, fiammeggiante e ambizioso dei precedenti, ma sicuramente un bel finale. Solita ambientazione in una Los Angeles cupa e meschina, dove la polizia e i criminali si scambiano i ruoli, si uniscono, entrano ognuno nel cerchio dell'altro sfumandosi insieme nel colore prevalente del nero e del rosso. Solita narrazione veloce, ancora di più delle precedenti, in un turbinio di personaggi, di sangue, di perversione e omicidi come fossero un intercalare continuo. Ma soprattutto fine del burattinaio che compare in tutti i quattro libri uno dei personaggi più belli nell'ambito del noir che mi sia mai capitato di leggere e il suo solito “Ragazzo...” biascicato all'irlandese mi rimarrà impresso nella mente di lettore per sempre. Un romanzo che in verità parte dalla “Dalia Nera” e arriva a “White Jazz”, perché sono talmente collegati l'uno all'altro che possiamo considerare questa quadrilogia come un'opera unica, un grande affresco della Los Angeles degli anni cinquanta, una Città degli Angeli oscura, perversa, corrotta, insanguinata all'inverosimile; personaggi che sono tutti cattivi senza nessuna distinzione, uomini che uccidono per soldi, che sono corrotti e marci, ossessionati in tutto. Anche quest'ultimo personaggio principale di questo libro, Dave Klein, è freddo, calcolatore e corrotto, un uomo che ha ucciso a sangue freddo, un uomo che ha ingannato, un uomo che ha pesacato nell'orrore per trarne profitto. White Jazz è indimenticabile per le ultime righe, la quadrilogia per tutto ciò che ha provocato in me lettore e sappiate che il classico lieto fine qui non esiste, ma Ellroy è un grande scrittore perché sa dove colpirti, lì dove si annidano le tue parti più oscure.