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Prima di tutto una precisazione: questo è solo parzialmente un libro che parla di Auschwitz, diciamo la parte centrale, il resto del libro parla di guerra e di prigionia, non espressamente di campi di concentramento.
La scelta dell'entrata volontaria nel campo di Auschwitz in effetti poi si riduce a poche paginette, che descrivono le solo due notti passate dall'autore nel distaccamento del campo di Monowitz. Dunque non so bene come valutare la scelta del titolo: pura scelta commerciale/editoriale?
Chiarito questo, possiamo dire che il libro è bello, molto coinvolgente e scritto bene, racconta della vita di un soldato inglese, arruolato volontario durante la seconda guerra mondiale e mandato a prestare servizio in Africa e tutta la prima parte del libro è focalizzata su questo: battaglie, vita da caserma, etc. e devo dire che questa parte è piuttosto lenta.
Poi arriva la prima fuga e la prigionia in Italia e successivamente si entra nel vivo dei ricordi di Denis, con la deportazione ad Auschwitz, ovviamente essendo un prigioniero combattente alleato e non ebreo, viene internato nelle baracche dei soldati, non nel vero campo di sterminio, questa parte del libro è la più interessante, la più veloce.
Infine arriva la parte forse meno interessante e poco piacevole da leggere, cioè la dopo prigionia, la ricerca di alcuni superstiti e le varie attività dell'autore per salvaguardare la memoria dei campi di sterminio.
Una vita decisamente appassionante, avvincente e notevole; forse il libro non è esattamente paritario alla vita dell'autore e non ho gradito molto la furbata del titolo, rispetto a tutto il contesto della trama.