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Crossroads è il nuovo romanzo di Jonathan Franzen, questo libro è il primo di una trilogia: “A Key to All Mythologies”, che dovrebbe seguire l'arco di tre generazioni dai primi anni Settanta (nei quali è ambientato Crossroads) ai giorni nostri.
Amo Franzen, “Le Correzioni” è uno dei miei libri preferiti in assoluto e questa storia ci si avvicina molto, sebbene per quanto mi riguarda non lo raggiunga. Purtroppo, ho un'avversione verso le fedi religiose di tutti i tipi e questo libro ne è infarcito, anzi è la colonna portante di tutto il libro, questa ricerca di un rapporto con Dio che è necessario per espiare i propri peccati, per sottrarsi alle colpe di ognuno, che diventano le colpe della collettività (come la guerra del Vietnam), tratto dominante di tutta un'America bigotta.
Il romanzo è centrato sulla famiglia Hildebrandt: il pastore Russ, sua moglie Marion, i quattro figli Clem, Becky, Perry, Judson. La maggior parte delle vicende si svolge in una cittadina di fantasia, New Prospect, nel circondario di Chicago, in un contesto borghese dove ha un ruolo importante l'associazione cristiana giovanile Crossroads.
Il libro è diviso in due parti, “Avvento” e “Pasqua”; i vari capitoli seguono ognuno un personaggio, di cui viene assunto il punto di vista. Progressivamente sono messe in evidenza le difficoltà di relazione, la crisi della famiglia, la dipendenza dalla droga, i difficili rapporti con chi non appartiene a quella società (i neri dei sobborghi di Chicago, una comunità Navajo in Arizona).
Il libro è denso e corposo, racchiude i temi da sempre cari alla buona letteratura: la capacità di raccontare una storia calandosi perfettamente nel contesto, rappresentando così un'epoca. I personaggi di Franzen sono veramente credibili, pieni della vita di sempre, di tragedie e di gioie, di verità e menzogne e di tante colpe.
È inutile sottolineare quanto gli anni ‘70 qui siano ben rappresentati, anche se prevale l' aspetto individuale e intrafamigliare, all' interno di chiavi di lettura molteplici e multiformi, ciascuno vi scoverà verità acclarate e temi sottesi, anche controversi, un flusso narrativo che scorre imperturbabile in un amalgama che sa di romanzo vero.
Le aspirazioni di una famiglia borghese che cerca di superare le proprie crisi interiori affidandosi a Dio:
Il pastore Russ, debole e angosciato da una squalifica professionale e umana, soverchiato dal carismatico padre Ambrose, che gli pota via i giovani di Crossroads, e verrà travolto da un amore per una giovane e bella parrocchiana.
La moglie e madre devota Marion, che nasconde una vita da disturbata e si ritrova ostaggio di una vita nella quale non si vuole e rincorrerà un amore giovanile intenso e fallimentare.
Clem, da sempre in simbiosi con la sorella Becky, in conflitto con il padre, travolto dal primo vero amore e dalla sua moralità e si ritroverà a scappare da tutto e da tutti.
Becky, travolta dalla propria bellezza e popolarità, che vive in un mondo superficiale ed effimero che cercherà di dare un senso alla propria vita nella fede e nell' amore.
Per finire Perry, adolescente geniale ed introverso, avviato ad una spirale di auto annientamento, che mi ha ricordato molto la “Rue” di “Euphoria” che causa la rovina economica della famiglia, un ragazzo che sarà salvare ma è già perso in partenza.
Le relazioni famigliari degli Hildebrandt sono piene di preconcetti, sentimentali veri e falsi, visioni distorte, menzogne, manchevolezze, vendette, genitori manchevoli e figli persi, maschere indossate e tolte per sopravvivere al dolore e alla fatica, dalle colpe di tutti i giorni: in pratica dalla vita stessa.
Franzen abile chirurgo e grande narratore che scava in tutti noi per raccontare le vite di questa famiglia, di tutte le famiglie.