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« Tu che mi leggi, sei sicuro d'intendere la mia lingua? »
(La biblioteca di Babele)
No, in effetti Sig. Borges, non ne sono affatto sicuro. Anzi, potrei tranquillamente affermare che non ho inteso quasi nulla, non so se per pigrizia mentale, se perché mi mancano le basi culturali o se perché mi ha parlato, attraverso questi racconti, nel momento sbagliato.
Finzioni (Ficciones) è una raccolta di racconti di Jorge Luis Borges, scritta tra 1935 e 1944, credo che siano di stampo “fantastico”, ma non ne sono proprio sicurissimo, in effetti, si collocano decisamente in una branchia della letteratura che non saprei bene come definire: sembrano impostati come saggi ma che hanno anche la poesia e la magia della letteratura fantastica.
Nella premessa, Borges espone la sua onestissima dichiarazione d'intenti: «Delirio faticoso e avvilente quello del compilatore di grossi libri, del dispiegatore in cinquecento pagine d'un concetto la cui perfetta esposizione orale capirebbe in pochi minuti! Meglio fingere che questi libri esistano già, e presentarne un riassunto, un commentario. Così fecero Carlyle in “Sartor Resartus”, Butler in “The Fair Haven”: opere che hanno il difetto, tuttavia, di essere anch'esse dei libri, non meno tautologici degli altri. Più ragionevole, più inetto, più pigro, io ho preferito scrivere, su libri immaginari, articoli brevi».
In questa antologia si possono trovare una gran quantità di pseudobiblia, di libri inventati dall'autore semplicemente perché recensirli è più “facile” che scriverli! Si forse ce ne sono anche troppi e il libro bisogna tener presente consta di neanche un centinaio di pagine, questo esprime la giusta misura del mio tedio nell'aver portato avanti la lettura.
Dei quattordici racconti presenti, direi che mi sono piaciuti nell'ordine decrescente:
La biblioteca di Babele (il migliore e l'unico che mi ha davvero entusiasmato e che ricorderò)
La lotteria a Babilonia
Le rovine circolari
un po' pochini, lo ammetto. Per tutti gli altri: ho capito poco, non mi sono sforzato abbastanza, la noia ha preso il sopravvento, mi sono addormentato, pensavo al prossimo libro da leggere.
Mi scuso Eccellentissimo Maestro, ma proprio non ho capito la sua favella.