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Si capisce come Salgari sia ancora letto da così tanti giovani e non, dopo quasi un secolo dalla loro pubblicazione.
Avventura pura, descrizioni di mondi lontani che una volta erano veramente lontani e non esisteva internet e la televisione che ci porta direttamente in ogni angolo del pianeta; una volta c'erano i libri che descrivevano con quel senso di stupore quegli ambienti così sperduti e ancora per lo più vergini.
Si legge velocemente ed è pura azione dall'inizio alla fine, quello che ha fatto calare un poco la mia valutazione è quella lettura smaliziata che ovviamente è cambiata nell'attraversare un secolo. La scrittura risente molto il passare del tempo, molte espressioni, molte parole appaiono vetuste oggi e mal si addicono ai libri di avventura contemporanei. Basta vedere un Cussler o un Reilly. Ma nulla toglie alla trama, che è come dicevo pura “avventura adrenalitica”.
Oggi sorridiamo quando il Corsaro Nero si innamora della giovane fiamminga solo a guardarla negli occhi in mezzo ad abiti di seta e trini e le si rivolge inchinandosi e dandole del voi. Jack Sparrow lo farebbe?
Ma questa patina di polvere che circonda il libro da ancora più fascino alla lettura e accoglie lo scrittore in un tempo che non c'è più.
Malgrado questo, il finale è sorprendente, è duro e crudo. Tragico come può esserlo una storia di oggi.
Da leggere come un classico. Da gustare come un buon libro d'avventure sui mari popolati dai Corsari.
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