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“Pressioni e forze sono sempre in opposizione. E la lotta tende sempre verso l'equilibrio. Tutto questo è, naturalmente, al di là degli dei. Così è il corso dell'esistenza. Anzi no, è al di là anche di questa, poiché l'esistenza stessa è contrastata dall'oblio. È una lotta che abbraccia ogni cosa [...]. Alla vita corrisponde la morte. Alla luce, l'oscurità. Al successo travolgente, il fallimento catastrofico. Alle maledizioni, le benedizioni. Pare che tutti gli uomini tendano a perdere di vista tale verità, soprattutto se accecati da un trionfo dopo l'altro.”
Casa delle Catene è caratterizzato da intense vicende familiari, segnate dalla vendentta, dalla ricerca di un ricongiungimento, da redenzione o dalla ricerca di qualcuno per cui vivere. Senza però quell'epicità raggiunta nel terzo capitolo, ma non per questo è un libro peggiore, anzi in virtù non solo dell'eccezionale ironia, ma degli insegnamenti e riflessioni dell'autore sulla religione, sulla vita e su ciò che conta realmente, Casa delle Catene, lo ritengo il migliore tra i quattro libri letti fin'ora. Senza dimenticae quella peculiare sensazione di scoperta e sense of wonder, che si prova scavando nella backstory del mondo, o quando si attraversano i luoghi incredibili partoriti dall'immaginazione dell'autore. Inoltre, c'è il miglior prologo che abbia letto fin'ora.