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“E noi non saremmo neanche qui, se ci fossimo informati meglio prima di partire. Ma mi sa che succede spesso così. Le gesta coraggiose delle storie e delle canzoni antiche, signor Frodo: quelle che un tempo chiamavo avventure. Io le credevo cose che le meravigliose persone dei racconti andavano apposta a cercare perché le desideravano, perché erano avvincenti, mentre la vita era un po' noiosa, tanto per divertirsi, se vogliamo. Ma non andava così nelle storie che contavano sul serio, o in quelle che rimangono impresse. Di solito le persone sembravano esserci finite dentro: il loro cammino era tracciato, come dite voi. Ma scommetto che hanno avuto, come noi, mille occasioni di fare marcia indietro, però non l'hanno fatto. E se l'avessero fatto noi non lo sapremmo, perché le avremmo dimenticate. Noi sentiamo parlare di quelli che andarono avanti... e non sempre incontro a una bella fine, badate; almeno non la chiamerebbe così chi è dentro, e non fuori, una storia. Sapete, tornare a casa e trovare tutto a posto, anche se un po' cambiato... come il vecchio signor Bilbo. Ma non sempre sono quelle le migliori storie da ascoltare, anche se magari sono le migliori dove finire![...]” - Sam
Nulla da dire sulla nuova traduzione, ancora una volta impeccabile che ha reso questa lettura affascinante e scorrevole. Per quanto riguarda il libro in sé, ho sentimenti contrastanti rispetto a La Compagnia dell'Anello (che ho amato dall'inizio alla fine), di questo trovo i capitoli dedicati a Frodo e Sam un pelo più deboli rispetto alla parte che segue le vicende di Aragorn (e Pipino e Merry), anche se si tratta semplicemente di gusti personali. Menzione d'onore per Faramir che è uno dei personaggi che mi ha colpito particolarmente per la sua complessa caratterizzazione, e ovviamente al piccolo e buono Sméagol.