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“Non è vero che l'istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono momenti, in cui la vita pesa più dell'attesa della morte”.
Un anno sull'Altipiano, è un libro di memorie. Ambientato sull'altopiano di Asiago, fu scritto tra il 1936 ed il 1937 e pubblicato nel 1938 a Parigi mentre l'autore era in esilio e convalescente presso una clinica svizzera. Tutti i fatti descritti riguardano il periodo della Grande Guerra sull'Altipiano di Asiago dal giugno 1916 al luglio del 1917.
L'autore, sebbene all'università fu un acceso interventista e si batté con grande coraggio durante tutta la guerra, assunse poi un atteggiamento fortemente critico nei confronti dei comandi militari dell'epoca e questo libro ne è più volte testimonianza. La guerra venne condotta male da generali impreparati e presuntuosi, incapaci di rendersi conto dei propri errori, e decisi spietatamente a sacrificare migliaia di vite umane pur di conquistare pochi palmi di terreno. Alcuni episodi qui descritti sono testimonianza tragica della follia di questi piccoli uomini che si credevano novelli Napoleoni. Nella prima guerra mondiale l'Italia perse mezzo milione di combattenti, più che nella seconda guerra mondiale.
L'atmosfera che Lussu comunica nelle sue pagine rispecchia fedelmente una guerra che l'esercito italiano combatté ottusamente sempre all'offensiva fino al 1917, logorandosi fin quasi all'esaurimento. Nel libro compaiono alcuni personaggi memorabili: il ribelle Ottolenghi, l'astuto sempliciotto soldato Marrasi Giuseppe, il folle generale Leone, il fedele amico Avellini, l'umile “zio Francesco”: tutti destinati ad una fine tragica.
Rispetto per esempio ad un altro bellissimo libro sulla prima guerra mondiale (“Niente di nuovo sul fronte occidentale”) questo testo viene scritto da un “graduato”, un ufficiale, che sebbene avvolto dalla feroce guerra, non convive con le truppe, con i soldati semplici, quei poveri diavoli che pagano le spese di scelte politiche e militari irresponsabili; e nel racconto traspare questa differenza.
Un'altra testimonianza sulla vita in trincea durante la Grande Guerra, questi libri dovrebbero essere a corredo ad ogni studente per capire la tragicità della guerra. Nel fango, nella neve, tra i perenni parassiti, il tanfo del sangue e l'odore del cognac che veniva offerto in grandissimi dosi e trangugiato come se fosse acqua per trovare il coraggio durante gli assalti alle trincee nemiche (Non è la guerra di fanterie contro fanterie, di artiglierie contro artiglierie.E' la guerra di cantine contro cantine, barili contro barili, bottiglie contro bottiglie.).
Il miglior commento che si possa lasciare è proprio quello di M.R.Stern che nella prefazione del libro scrive: “Ora, i giovani di oggi, per i quali la Grande Guerra è più lontana della luna, in questo libro trovano quello che i testi scolstici non dicono, quello che i professori non insegnano, quello che la televisione non propone. E nemmeno il cinema.”