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La prima cosa che ho pensato una volta aperto il libro è stata: Simone Lisi è del segno della Vergine. Dopo esergo e dedica, infatti, l'autore riporta la piantina dell'appartamento -“una casa costruita per quelli che in quella casa non ci abiteranno mai”- che sarà teatro dell'intero racconto. Andando avanti, altri dettagli hanno accresciuto questa convinzione: gli orari, esatti al minuto, che scandiscono la successione dei paragrafi, e i ragionamenti cervellotici senza apparente capo né coda portati avanti per tutto il corso del romanzo.
Dopo aver terminato il libro ho ascoltato un'intervista di Fahrenheit all'autore, scoprendo così di aver fatto (quasi) bingo: “Probabilmente subisco l'influenza di segni zodiacali della Vergine che mi stanno intorno”, dice Lisi.
Tutto questo per dirvi che mi sono inaspettatamente trovata in totale confort zone [ebbene si, faccio parte della suddetta categoria zodiacale] non solo per i contenuti, ma soprattutto per il modo in cui l'autore racconta, descrive e analizza una semplice cena tra quattro amici.
Abbiamo, dunque, un appartamento, due coppie (e un pupo), quarantotto orari, svariati aneddoti e storie (Lisi nasce novellista), quattro capitoli e un epilogo.
Vi sembra poco? Dovrete accontentarvi, non dirò altro sulla “trama”. Posso dire, però, che in questo “poco” c'è “tutto”. Tra le conversazioni di Doriano, Livia, Maddalena e Andreas ci sono i pensieri di un'intera generazione -i miei sono stati adeguatamente rappresentati e, da (quasi) psicologa, dubito fortemente che sia per il segno zodiacale.
Da un certo punto in poi pare quasi che uno di loro possa voltarsi all'improvviso e interpellare te, lettore, su questo o quell'argomento [in ogni caso, tu un'idea in merito ce l'hai pronta -ché non si sa mai].
È come se prendessi una sedia e ti mettessi al tavolo; alla fine della cena chiamerai tutti per nome nonostante siano 172 pagine appena.
E quindi, dato che i momenti di convivialità tra amici mancano a tutti, vi suggerirei di provare ad alleviarne il bisogno con questo libriccino qui [spoiler: alla fine vi mancheranno ancora di più, ma non sarete comunque pentiti].