Budapest, estate 1957. Sofia ha undici anni e non riesce a capire il difficile mondo dei grandi intorno a lei. Timida e impacciata, studentessa mediocre e delusione continua per sua madre, Sofia aveva un buon rapporto solo con il padre, giovane medico stroncato da un infarto. «Ditelo a Sofia» sono le sue ultime parole, che diventano per la ragazzina un’ossessione. «Ditelo a Sofia»: ma cosa? Il desiderio spasmodico di conoscere l’ultimo messaggio del padre la spinge sulle tracce dell’unico testimone che era in ambulatorio in quel momento, il terribile signor Pongráz, l’anziano usciere della sua scuola. L’uomo nasconde, dietro la rabbia, un doloroso segreto, Sofia vede gli errori degli adulti, ma non giudica e cerca qualcuno che le voglia bene per quello che è. Insieme, l’anziano scontroso e la bambina troppo sensibile, cercheranno risposta alla loro silenziosa domanda d’amore. Da una scrittrice che ha segnato la letteratura del Novecento, conosciuta dal grande pubblico per il suo capolavoro La Porta, un romanzo lieve e profondo, che parla una lingua senza tempo e dipinge i moti dell’animo nelle loro più sottili sfumature, rendendo straordinarie vite ordinarie.
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