I Rosenthal non sono una famiglia come le altre. Eric e Hannah sono ebrei osservanti e vivono con i tre figli – Gideon, Elsie e Tovyah – e nonno Yosef, sopravvissuto alla Shoah, in una villa nella zona nord di Londra. Avvocato mite e dai modi cortesi lui, giornalista oltremodo ambiziosa lei, entrambi credono profondamente nella verità, parola per parola, dell’Antico Testamento, dunque in una vita dove Dio (e il demonio) sono presenti in ogni istante. Vita densa di fede e di precetti in cui i tre ragazzi, ciascuno per sé, crescono faticosamente in cerca di uno spazio proprio. Poi arriva il giorno in cui Hannah – a dispetto di tutti, incluso il diretto interessato – annuncia di voler scrivere un libro sulla storia del suocero, cui non resta molto da vivere, e la situazione in casa precipita. Dal passato in Polonia, un segreto terribile allunga la sua ombra nera sui Rosenthal, e la quattordicenne Elsie, fino a un istante prima figlia perfetta e nipote prediletta, comincia a sgretolarsi sotto lo sguardo attonito della famiglia. Quando poi, sopraffatto dai ricordi traumatici, il vecchio Yosef muore, Elsie scompare, per poi ricomparire, quattro giorni dopo, misteriosamente diversa. Niente è più come prima: la ragazza sembra posseduta da una forza tenebrosa e la sua sofferenza diventa un buco nero che inghiotte il resto dei Rosenthal. Elsie si è persa nel labirinto del misticismo ebraico evocando oscure presenze, secondo Hannah; Elsie è vittima della loro famiglia altamente disfunzionale con l’aggravante della religione, secondo Tovyah, che si è rifugiato a studiare a Oxford, lontano da tutto questo, dalla madre e dall’eco mediatica del suo libro. Di quel libro che mette a nudo la vita di suo nonno, la loro vita. Forse non è troppo tardi per salvare Elsie dal fuoco della dannazione. O forse sì. Quella sera, quando la madre di Tovyah aprì la porta della sua stanza e gli diede la notizia, lui sentì il bisogno di andare di sopra a guardare. Aveva visto un topo morto, spiaccicato contro il bordo del marciapiede, ma non aveva mai visto una persona morta. Neanche in fotografia. «Piangi pure, se ti va» disse Hannah. Lei non stava piangendo. «Destabilizzante e di grande forza propulsiva, Fervore guarda senza paura nel cuore nero di una famiglia e rivela un narratore dal talento naturale». Jonathan Coe «I fan di Isaac Bashevis Singer, ma anche quelli di Stephen King, si entusiasmeranno per questo romanzo superbo». Publishers Weekly «Con la sua storia ricca di finissimi dettagli ma soprattutto di emozione, Lloyd ha creato una potente allegoria di questi nostri tempi bui». The New York Times «La qualità della prosa di Fervore ci garantisce che varrà la pena di leggere qualsiasi cosa Lloyd ancora scriverà». The Guardian
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