The author of this book is really a genius. and by genius I mean a person who - as a good mathematician and programmer- is able to rethink a lot of problems in wonderful new points of view. And not only problems but almost everything, from the monthly routine of flipping a mattress to the covered beauty of an astronomical clock.
He is also really funny.
I really enjoyed this lecture. It reminds you to not get used to only a way of thinking and seeing things around you. Be brave. Just try not only new thing but also new way of thinking.
Si tratta di un libro che raccoglie una serie di interviste a scienziati quali neurobiologi, chimici, fisici, antropologi, estrapolate da lunghe conversazioni avute dall'autore-fisico e filosofo analitico - con queste persone molto interessanti. C'è un certo bias: gli scienziati intervistati sono sopratutto americani bianchi (ma figura anche un italiano ;) ) ma ciò dipende più dal caso che da un'invenzione., come si legge nella sua prefazione. Alcune interviste non mi hanno detto granché- sembrano peccare di presunzione, anche se inconscia, altre mi hanno dato da pensare cose interessanti.
Be consiglierei la lettura? Forse sì, ma più per comprendere la psicologia dei ricercatori americani che per altro :)
Autore di storie magnifiche che si muovono lente nella vita di tutti giorni, da una pasticceria, da un piccolo nucleo familiare, verso qualcosa di incredibile, anche per un avvenimento banale. è così meravigliosamente realista che almeno una sua storia deve pur toccarvi qualche corda e farvi piangere un po'. :(
Un libro che può essere di grande aiuto per destreggiarsi oggi nei tumultuosa eventi politici globali in quanto in esso Arstitotele tenta di disegnare i tratti di una buona costituzione date le costituzioni già vigenti e i problemi reali che esse si trovano ad affrontare. Tiene cioè conto della realtà dei fatti per arrivare a una convivenza politica possibile e non solo ideale, come moltissimi altri autori hanno fatto, in primis Platone.
Negli ultimi capitoli si affronta il problema climatico e l'autore sembra rifarsi completamente, riscuotersi dai passati capitoli un po' pesantucci per analizzare con piena lucidità l'effetto dell'uomo moderno sul clima; scuoterlo per le braccia e gridargli non solo la verità ma semplicemente la necessità di non fermarsi alle apparenze, si non essere superficiali, di non fidarsi di quel che viene detto solo perché ripetuto bensì di usare la propria testa e i propri occhi per approfondire, capire e farsi la propria idea ...sul clima e - aggiungerei- su tutto il resto.
Un'opera straordinaria che vuol essere una guida per diventare virtuosi, per essere buoni amici, per essere felici...forse alcune cose non si troveranno condivisibili, pur tuttavia saranno uno spunto di riflessione eccezzionale per chi sente il bisogno di seguire una strada per conoscere sè stessi avendo il coraggio di essere onesti ossia riconoscere ciò che si è e ciò che non si è- o non si è ancora...
Si tratta di un insieme di parole molto particolari perchè esprimono i sentimenti e le emozioni di una persona che è consapevole che gli mancano pochi mesi di vita a causa di un cancro. Che poi questa persona sia un neurologo, un chimico, un professore, un inglese, un ebreo non praticante, non cambia nulla. PErchè come dicevano fin dall'antichità, di fronte alla morte ci si spoglia di tutot e rimane solo ciò che siamotere, le nostre emozioni, il nostro vissuto, le nostre paure e preoccupazioni, i nostri momenti felici e tristi, quelli divertenti e imbarazzanti, insomma rimane solo la vita che abbiamo vissuto fino a quel momento e caratterizza ciò che siamo. E così, parlando della morte che lo aspetta, parla di sè stesso. Il libro potrebbe sembrare triste perchè lui non crede a una vita dopo la morte eppure, nelle sue parole, trapira un senso di tranquillità, di gioia per ciò che ha avuto e non dalla vita. Insomma, un senso di GRATITUDINE.
Non dirò nulla sulla trama perchè, ovviamente, è qualcosa da scoprire da soli. Mi limiterò a qualche considerazione stilistica e a ciò che ha rappresentato per mela lettura di questa piece teatrale. La lettura del libro, fin dalla prima pagina, è stata una esperienza fantastica perchè mi ha riportato agli anni e alle sensazioni che provavo da piccolo nel leggere i primi sette libri; inoltre, il libro mi è stato regalato da una persona cara e ciò ha reso l'immersione nelle sue pagine ancora più bella.
Poi c'è la questione che è un'opera teatrale ossia che, benchè il racconto sia stato pensato dalla Rowling, è stato scritto da Jack Thorne. Questo secondo me fa perdere tanto perchè la Rowling è meravigliosa e dà il meglio di sè non solo nell'inventiva ma anche e sopratutto nella scrittura.
é un'opera meravigliosa ma il mio giudizio è influenzato dall'averne visto la rappresentazione teatrale al Globe. Tuttavia, propio per questo mi chiedo quanto si possa apprezzare un'opera teatrale, sopratutto shakespeariana, senza vederne una sua rappresentazione. Eppure con la rappresentazione l'opera viene interpretata dagli attori e allora il giudizio non è solo nostro ma è anche influenzato dal loro. Forse, si potrebbe avere un proprio giudizio solo conoscendo talmente bene il teatro da riuscire a immaginare la rappresentazione dell'opera durante la lettura. Ma questo non è il mio caso. Perciò consiglio di vederne prima una rappresentazione teatrale - per quanto rischioso possa essere.
Forse conoscete Tito Faraci come l'entusiasmante sceneggiatore di alcune storie di Topolino, oppure tramite Tex o Zagor o Diabolik. Sta di fatto che io non l'avevo mai conosciuto come scrittore. Questo piccolo romanzo è veramente carino. La storia è scritta in maniera strabiliante, la trama ti tiene in suspence fino alla fine grazie a mirabili colpi di scena e traspirano anche alcuni messaggi belli e importanti.
Per es che la vita non può essere tenuta sotto controllo: gli alti e i bassi sono una sua caratteristica fondamentale e perciò l'importante non è come vanno le cose ma come noi ci approcciamo agli eventi, che siano belli o brutti. L'importante non è il se ma il come. é questo che rende una vita degna di essere vissuta o meno.
I libri di Dehane consistono nella descrizione dei suoi progressi nel tentativo di dare una descrizione scientifica della coscienza ossia di renderla accessibile sperimentalmente. I suoi libri seguono i progressi in questa sua ricerca: parte dalla descrizione dei processi matematici da parte del cervello, mostrando che la matematica è una nostra invenzione che soggiace alla struttura del nostro cervello piuttosto che una scoperta di qualcosa di universale (ne “Il pallino della matematica”), continua tentando di capire come descrivere la conoscenza dal punto di vista fisico (in “Coscienza e cervello”): e qui scopre che alla base del pensiero cosciente vi è una caratteristica prettamente umana: il linguaggio. Così, ne “I neuroni della lettura”, si dedica attivamente alla ricerca dei meccanismi che ci permettono di imparare a leggere, a scrivere e a comunicare con gli altri. Si tratta, a suo dire, di un processo di riciclaggio neuronale in cui i nostri neuroni da primati si riciclano per altre attività culturali (il linguaggio appunto, ma anche l'arte, la religione, la scrittura). In quesot senso non è l'evoluzione del cervello ad aver dato origine alla rivoluzione culturale umana, bensì un riciclaggio di neuroni già presenti per altri scopi primitivi.
Infine riconosce che....leggete il libro altrimenti vi rovino il finale :)-
Come il libro sulla principessa anche questo su un cavaliere mostra le grandi capacità letterarie e pedagogiche della Powers. Con una semplice favola, l'autrice riesce a comunicare la lotta che ognuno di noi, spesso nella propria vita, si trova a dover combattere quando le certezze e i progetti che si hanno crollano improvvisamente e ci ritroviamo sperduti e incapaci di reagire. Il trucco per risollevarsi da questo stato sembra essere sintetico:
1) accettare con serenità le cose che non si possono cambiare
2) avere il coraggio per cambiare cio che si può
3) avere la saggezza per capire la differenza tra la prima e la seconda
Sintetico ma per nulla semplice. Tuttavia, seguire questi consigli sembra portare il protagonista a vivere la vita un giorno alla volta, apprezzando il momento presente e accettando le difficoltà come pietre sul sentiero che porta alla felicità.
Caruccio, insomma.
Come molti dei lavori di Jerome, anche questo è eccezionale. La maggior parte del tempo si ha l'impressione di chiacchierare vis a vis con l'autore stesso e si riconosce in lui un tipo particolarmente simpatico e acuto, un tizio che nove volte su dieci ti fa ridere a crepapelle ma che, tra le risate, ti trasmette le sue idee sulla vita, per niente superficiali ma, al contrario, particolarmente profonde. E proprio perchè ci avete scherzato su, queste riflessioni ti rimangono particolarmente impresse nella memoria.
In particolare, in questo libro, si trasmette una morale simile a quella di “The LEGO Movie”: la società tedesca, alla fine del ‘900, viene descritta come un ambiente nel quale l'unica preoccupazione del cittadino è quella di nascere. Al resto ci pensa lo stato: il cittadino deve solo seguire le sue direttive alla lettera e potrà essere sempre sicuro di far la scelta giusta al momento giusto.”He is willing, nay, anxoius, to be controlled and regulated in all things. He disputes, not government, but the form of it”. E nota tante altre cose che credo possiano spiegare molto del ruolo della germania nel mondo negli anni seguenti, sopratutto negli anni della guerra.
In definitiva, Jerome raggiunge nelle sue opere l'apice della comicità, dell'acutezza, dell'invettiva e della riflessione; leggerlo è veramente meraviglioso, non aver avuto l'opportunità di conoscerlo un grande peccato.
È possibile dare una definizione della coscienza? E non parliamo qui di una definizione filosofica ma addirittura scientifica: dei dati su cui poter lavorare; dei marcatori misurabili della coscienza. Secondo Dehane sì. Tuttavia, nella lettura di questo libro e tenendo presente il suo antecedente “Il pallino della matematica”, mi viene da pensare che o la coscienza e anche l'autocoscienza siano un refluso dell'evoluzione oppure che sia uno strumento nato dall'evoluzione il cui scopo sia quello di aiutarci a migliorare le nostre possibilità di sopravvivenza andando al di là delle capacità settoriali temporanee del nostro cervello. In entrambi i casi, l'autocoscienza è destinata a scomparire. Cerco di spiegarmi meglio. Grazie all'autocoscienza, la cui caratteristica più potente sembra essere il linguaggio ossia un mezzo per rappresentare i propri pensieri e ragionarci su, l'uomo è stato in grado di andare al di là delle capacità inconsce e delle risposte automatiche che fanno già gran parte del lavoro; basta pensare al battito cardiaco, alla respirazione, alla capacità di sommare piccole cifre, alla possibilità di imparare dall'esperienza etc. Ecco poi però che lì dove la chimica non è in grado (o non lo è ancora) di arrivare, interviene la coscienza, che secondo Dehane è il frutto di collegamenti a larga scala dei nostri neuroni, che ci permette di andare al di là dei limiti a cui sono preposte le varie parti del nostro cervello.
Ma allora se così è, non vedo quale sarà, dal punto di vista evolutivo, l'utilità della coscienza se il cervello sarà in grado di automatizzare sempre più processi..
Queste sono le conclusioni a cui arrivo seguendo la via indicata da Dehane e inoltrandomi poi da solo nella selva dei pensieri susseguenti.
Tuttavia, come qualcuno mi ha fatto notare, non è detto che Dehane abbia ragione e cioè che la coscienza sia scientificamente misurabile
Il libro insegna molto. Cosa?
Che è bello credere nelle favole ma a volte forse la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre sognato; che passiamo tanto tempo a cercare conferme dagli altri senza renderci conto che in realtà cerchiamo perdutamente solo una risposta da noi stessi; che è facile giudicare gli altri senza rendersi conto che forse hanno passato tanto o più di noi; che la cosa più difficile è guardare alle proprie emozioni, sogni, desideri e paure per riuscire a distinguere la realtà dai sogni; e così via.
Insomma, questo libro insegna un po' a vivere.
Il libro è molto interessante. Tenta di analizzare i motivi che portano i ragazzi a sentirsi angosciati, arrabbiati, tristi, violenti, etc riconoscendo che nella maggior parte dei casi ciò che è mancato loro è una educazione ai sentimenti e alle emozioni. La maggior parte dei ragazzi, insomma, non solo non sarebbe in grado di condividere e/o comprendere i senitmenti propri e altrui ma addirittura sarebbe in una situazione di totale analfabetismo emotivo. Da vari e interessanti casi reali si giunge cos' pian piano a delle linee guida per sostenenere i ragazzi nella crescita di modo che siano emotivamente dotti e dunque capaci di farsi largo nelle relazioni e di comprendere sè stessi, ossia di vivere la vita in tutte le sue potenzialità.
Il libro è favoloso, anche se probabilmente la mia opinione possa essere influenzato dalla mia passione per le Neuroscienze. Comunque sia, il primo punto a favore è l'autore: non si tratta del solito giornalista scientifico che, eccitato da qualche frase sentita da qualche scienziato, decide di scrivere un libro sulla concezione dei numeri senza sapere niente né di matematica né del cervello. Qui si parla di un matematico che ha preso un PhD in psicologia cognitiva arrivando così ad occuparsi della rappresentazione cerebrale dei numeri e della matematica. Insomma, un tipo che sa perfettamente ciò di cui sta parlando. E si vede: il libro è incredibilmente chiaro, nonostante arrivi a trattare argomenti piuttosto complessi.
Il secondo punto a favore sono le molteplici riflessioni che suscita: la matematica è un'entità astratta che esiste indipendentemente dall'uomo o è frutto dell'uomo stesso? È possibile pensare qualcosa di universale oppure sul cervello agisce la selezione darwiniana di modo che i nostri pensieri sono efficienti ma non necessariamente coerenti? (Se no, la cosa mi spaventa un po'). Esiste l'anima o è solo un'illusione?
Questa raccolta di poesie mi è piaciuta moltissimo, sopratutto perché sono sincere. Gli stessi autori dicono di aver scelto l'anonimato per poter esprimere liberamente ciò che provano e pensano. Ebbene, a mio parere non solo sono ricchissime di contenuti e di pensieri, ma sono anche scritte con una rara eleganza.
Codesto libro mi è stato consigliato da chi ha letto “Alice nel paese dei quanti”, il primo successo dell'autore Robert Gilmore. A mio parere c'è un aspetto positivo e uno negativo che caratterizzano questo libro. La positività risiede nel rendersi conto che anche per un fisico risulta importante leggere opere di divulgazione scientifica, perché può in tal modo staccarsi per un momento dal particolare dei suoi studi per dare un'occhiata generale al mondo della fisica, giungendo a riflessioni interessanti. La negatività la colgo nel tentativo esagerato dell'autore di riportare le leggi fisiche completamente nel mondo della fantasia, sforzo che a volte -a mio parere- rende alcuni passaggi molto oscuri. E se sono oscuri per un fisico, figurarsi per un neofita!!
Tuttavia, confido nelle opinioni di chi ha letto il primo libro e perciò voto tre stelle :-)