Non avevo idea, prima di leggere questo libro, quanti aspetti della nostra vita il meteo e il clima possano influenzare: l'arte, la cucina , le religioni, le leggi, le guerre, la salute, l'evoluzione degli animali, i pianeti, i record sportivi...insomma di tutto e di più. é sicuramente una lettura interessante per chi pensa che l'unico problema relativo alla meteorologia siano le previsioni del tempo e quello relativo alla climatologia l'innalzamento delle temperature. ;)
Secondo me, ci sono due aspetti interessanti in quest'ultima opera di Platone. Il primo è il simpatico fatto che, senza mentire o falsare direttamente i fatti storici, ma semplicemente tagliandoli e incollandoli sapientemente, riesce a far passare il messaggio che a lui interessa. E qui sorge la domanda: il fine giustifica in tal caso i mezzi? Probabilmente per Platone sì, dato che era convinto di aver trovato le risposte giuste, ma in generale si può accettare l'idea di falsare i fatti storici per far passare l'idea ritenuta “giusta?”
La seconda osservazione è la solita, il profondo insegnamento di Platone: non tendere a superare sé stessi ma, piuttosto,guardarci dentro, avere il coraggio di essere onesti con noi stessi, di riconoscere non solo le nostre potenzialità ma anche le nostre parti cattive. E la vera toria sarà allora consolare queste parti cattive, riportarle alla ragione. Non vincere noi stessi, bensì REALIZZARE completamente le nostre capacità seba più paure e dubbi.
Secondo Senofonte, Ippia sosteneva che la legge è sempre storica, in quanto è ciò che, di volta in volta, viene stabilito per legge dagli stessi cittadini, a seconda delle esigenze. Platone invece cerca di rintracciare un fondamento che determini la legge non per convenzione ma per natura: la legge è scienza in quanto scoperta di ciò che è. In quanto tale, la legge deve essere opera di chi sa, ossia il filosofo.
Platone qui tenta di educare il politico all'ideale di governo delineato nella “Repubblica”. E dice che lo Stato veramente giusto non è quello governato da pochi o da molti, dai ricchi o dai poveri, accettato volontariamente o a forza: il vero governo è quello che sia retto da chi abbia scienza, la scienza dialettica delineata nella Repubblica.
Tuttavia Platone si rende conto che le riforme non si possono fare da un giorno all'altro e dal di fuori perciò sottolinea l'importanza di inserirsi nella situazione da riformare attraverso un continuo educare il cittadino.
Molto belle alcune parti. Ad esempio quella in cui Platone all'unità armonica del tutto si giunge solo attraverso un'intima e personale esperienza interiore; il Bene che è giustizia interiore e dover essere si afferma come coscienza di misura, che appunto perché misura è ineffabile ma comunque sia per giungere a questo punto bisogna essere vissuti a lungo con questi problemi, bisogna essersi a lungo tormentati, essere passati attraverso gravi conflitti così da giungere, al fine, non al superamento di sé stessi ma alla realizzazione di sé attraverso il riconoscimento delle proprie potenzialità e dei propri limiti. Pezzi bellissimi insomma.
Bello perché ancora una volta Platone ricorre a un favoloso mito per spiegare il fulcro delle sue idee.
Interessante perché traduce l'ideale politico Platonico delineato nella Repubblica in uno stato pratico che tenga conto del caos e dei pregi e difetti delle persone.
Attuale perché fa riflettere mettendo a confronto i “politici” di oggi con i politici senza virgolette. :)
Crizia, insieme al Timeo e al perduto Ermocrate, traduce in mito la teoria platonica dello stato perfetto, delineata nella “Repubblica”. Nel Crizia si parla di novemila anni prima di Platone in cui, al di là delle colonne d'Ercole, si stendeva il regno di Atlantide.
é interessante la genealogia del mito. Cito Adorno, il curatore dell'opera: “C'è chi, seriamente, ha pensato che l'Atlantide platonica sia l'America, ignota all'epoca di Platone, ma scoperta da antichissimi arditi navigatori mediterranei e conservatasene la memoria, come starebbe ad indicare l'accenno al continente al di là del mare, che è un “vero mare” e non come questo una specie di “porto” (il Mediterraneo), le zone concentriche nel mezzo dell'isola che richiamerebbero analoghe strutture di città messicane preistoriche, e disegni aztechi dell'Atzlan, ove si è notato la consonanza Atzlan con Atl-ante.”
Per il resto, il dialogo vuole presentare Atlantide come il contrario dello stato giusto e misurato delineato nella Repubblica; gli atlantidei peccarono di hyubris e così furono puniti dagli dei che inabissarono l'isola.
Uno ci rimane davvero male della sua incompiutezza perchè stai lì, tutto preso dalla storia di Atlantide e tutto si interrompe con Zeus che “adunati gli dei, disse..” :(
Il dialogo vuole mostrare come è necessario, per essere giusti e felici, curare sia il corpo che la mente (o l'anima come la chiama Platone) in maniera da raggiungere una situazione di armonia. E a questo proposito fa considerazioni interessanti.
Tuttavia, prima di arrivare a ciò, che è la parte conclusiva, tenta di dare una spiegazione mitica della nascita del mondo, dell'uomo e di tutte le cose esistenti. Non solo, cerca anche di spiegare il funzionamento del corpo umano. E qui...diciamo che si fa trascinare un po' troppo dalla sua fantasia. Ora, non è che uno voglia fargliene una colpa, considerato che a quel tempo non conoscevano neanche la differenza tra arterie e vene. Tuttavia, non vedo perchè occupare l'80% del dialogo con pensieri buttati a caso su come possa essere fatto il corpo nei minimi particolari.
A parte ciò, interessante.
Nota finale: compare qui per la prima volta il mito di Atlantide per cui ci si è chiesti se Platone ne è stato l'inventore.
Spettacolare e terribilmente reale. Zola ti fa vivere sulla tua pelle le sofferenze dei minatori e la situazione sociale del tempo: è come se fossi lì, uno spettatore muto tra i personaggi. Soffri e senti tutto ciò che soffrono e sentono i protagonisti. Rivivi la disastrosa situazione dei poveri minatori nel pieno della rivoluzione industriale e finisci col domandarti, insieme all'autore, se per l'uomo sarà mai possibile vivere all'insegna della giustizia.
Cito, fra i tanti, uno dei pezzi oiù intensi:
“Ammettendo che la vecchia società non esistesse più, che fosse stata spazzata via fino alle briciole; be', non c'era da temere che il nuovo mondo a poco a poco sarebbe stato rovinato dalle stesse ingiustizie, gli uni malati e gli altri in buona salute, gli uni più furbi, più intelligenti, che si arricchivano e gli altri imbecilli e pigri, che ridiventavano scavi? Allora, davanti a quella visione di eterna miseria, il meccanico gridò con un tono feroce che, se la giustizia non era possibile con l'uomo, bisognava che sparisse l'uomo”
La “Repubblica” fu scritta da Platone in un tempo di crisi per la democrazia ateniese. Non vi erano più valori di riferimento a cui i giovani potessero guardare ma spopolava il peggior sofismo per cui non era importante convincere gli altri di un'idea che si pensava giusta ma convincere gli altri qualsiasi fosse l'idea. In questo ambiente, la “Repubblica” di Platone era rivolta ai giovani come un faro nella nebbia per indicargli la strada da seguire. E il messaggio più importante che scaturisce da queste pagine è, a mio parere, la necessità di lavorare su sé stessi per vivere secondo la giusta misura, senza eccessi, cercando di essere virtuosi.
In tal senso, nel clima di oggi, penso che tale opera sia ancora utilissima ai giovani di oggi.
Haggard era uno spiritualista; credeva che, oltre la scienza e la religione, fosse possibile un'altra spiegazione del mondo, basata sull'amore, che rende l'anima eterna. Convinzione che forse deriva dal fatto che non riuscì, in vita, a sposare l'unica donna che affermò di aver mai amato.
Il suo spiritualismo si riflette in molti dei suoi libri, ad esempio nella serie “She”. Però in “When the world shook” mette a confronto tutte e tre le visioni nei personaggi di un medico, un prete e il protagonista in un'avventura simile a “She”.
Il libro è carino, anche se, a tratti, poco scorrevole.
Le migliori storie di Agathe Christie sono, a mio parere, quelle legate a un mistero e quelle di spionaggio. Non per togliere qualcosa a Poirot (che comunque dopo la serie televisiva mi resta difficile leggere con gusto) ma la coppia tommy e tuppence mi sembra perfettamente riuscita perché unisce umorismo, dolcezza, mistero, indagine e spionaggio in una fantastica avventura.
Due ragazzi, Tommy e Tuppence, decidono di improvvisarsi detective per racimolare qualche soldo pubblicando un annuncio sul giornale del tipo “esperti detective cercano lavoro ben pagato”. Si ritrovano così invischiati in un intrigo internazionale, alle prese con un misterioso personaggio, Mr. Brown, intenzionato a conquistare il potere assoluto sull'Europa. La storia procede dunque tentando di sventare i piani di quest'ultimo e, nello stesso tempo, di scoprire la sua identità.
Il racconto è ben architettato tant'è che Christie mi ha bellamente fregato nel mio tentativo di scoprire chi fosse Brown (non che io sia una cima... ma vabbe).
Comunque sia, ciò che si apprezza di più è il carattere dei personaggi che non è banale- non mi sbilancio a parlare della loro psicologia che difatto non esiste-. Difatto è proprio il loro carattere a rendere la storia divertente, appassionante e coinvolgente.
Insomma, una lettura consigliata per i periodi di relax? In realtà, no. Se infatti pensate che la trama sia minimamente interessante, conviene che mettetiate da parte questo libro per prenderne un altro: #Passenger_to_Frankfurt, sempre della Christie, e con una trama simile ma 1000 molte migliore. Sarà che tra la scrittura dell'uno e dell'altro passano 50 anni circa (1922 e 1970 rispettivamente) per cui lo stile e le tecniche letterarie di Christie sono migliorate enormemente, ma Passenger to Frankfurt, oltre ad avere una trama eccezionale, è uno di quei pochi libri che, quando lo finisci, rimani po' a pensare. In apparenza è un giallo ma in realtà sono nascoste riflessioni politiche molto attuali sul controllo della massa da parte del governo (detto così sembra voyager ma ovviamente non è così però non posso dire altro per non svelare troppo del libro). Comunque - anche se in piccolissima parte - riprende i temi di 1984 di Orwell.
Il libro narra, attraverso gli occhi di un ebreo errante per l'Europa, la perdita dei valori e la formazione delle prime idee totalitaristiche dopo la prima guerra mondiale;.è molto bello e intenso il tormento del protagonista che si ritrova senza un sistema di valori in cui riconoscersi e senza un'identità.
Tuttavia...la traduzione è un'enorme schifezza. Non che io sappia il tedescco, ma dubito che venga rispecchiato lo stile di Roth. Ma oramai le nuove edizioni di oggi sono tutte così...bisogna ricorrere a qualche biblioteca per trovare una vecchia traduzione ben fatta...
Avevo sentito che Montalcini fosse una persona speciale ma nella sua autobiografia emergono molte cose in più, in particolare il coraggio e la tenacia che l'hanno sempre accompagnata nella sua professione di ricercatrice. Gli episodi salienti e stupefacenti in tal senso sono: la decisione di iscriversi all'Università nonostante le idee maschilista del tempo, continuare le sue ricerche in neurobiologia nonostante fosse stata cacciata dall'Università per le leggi razziali e nonostante la minaccia dei bombardamenti della sua città etc etc. Davvero questo libro è una fantastica fonte di ispirazione e di stimolo a coltivare e combattere per le proprie passioni e i propri sogni nonostante tutto e tutti.
I capitoli iniziali possono considerarsi interessanti e divertenti, ma a partire dal capitolo IX il libro si riduce a una traduzione - per altro molto libera - delle Droidi di Ovidio. Sicuramente le premesse mitico-storiche ad ogni lettera sono interessanti e la maniera comica e popolare di tradurre le lettere invogliano ad un approfondimento della letteratura greca, ma per il resto non si può certo dire che il libro pecchi di originalità.
Non è stato affatto semplice decidere la votazione per questo libro. Da una parte sono molto interessato agli argomenti trattati, dall'altra questi non vengono affrontati con il dettaglio che mi sarei aspettato e che avrei desiderato. Comprendo che questo sia dovuto al tentativo di attrarre più lettori possibili e all'impossibilità di affrontare tutti gli argomenti in dettaglio; tuttavia, una volta concluso l'ultimo capitolo si rimane insoddisfatti... Ma il libro è pieno di spunti e suggerimenti di letture più o meno interessanti che affrontano alcuni dettagli e che, a spulciarle tutte, potrebbero tranquillamente impiegare qualche mese di tempo e incita esso stesso, per come é scritto, a consultare le varie fonti. Per questo, alla fine, mi sono deciso comunque per quattro stelle.
Qualche altro piccolo commento: a mio parere manca un'introduzione e una conclusione ben fatti. Infatti la prima non spiega il piano del libro (a meno di leggere l'introduzione dell'editore ma in tal caso si creano false aspettative) mentre la conclusione non mi sembra propriamente una conclusione quanto piuttosto un ulteriore capitolo a parte. Probabilmente questo è dovuto al fatto che gli autori sono due però crea un po' di confusione nella lettura.
Non posso commentare in dettaglio questo racconto perché non conosco il pensiero filosofico che anima Camus. Limitandomi ad un commento generale, posso dire che l'impostazione del racconto mi è piaciuta ma non condivido l'idea di fondo del personaggio: non riesco difatti a comprendere come possa esistere una persona che sia totalmente indifferente al mondo e a qualunque sentimento umano. Non mi riferisco qui tanto al sentimento di amore quanto a quello di odio: come si può essere indifferenti all'odio?
Il libro è interessante sotto molti aspetti. è il diario di un letterato italiano che descrive il suo viaggio in America alla fine dell'ottocento. in quanto tale, si riscopre l'america di più di un secolo fa, le idee che la nobiltà italiana aveva dell'america, aneddoti storici (ad es. il fatto che durante il viaggio in nave verso l'america ogni giorno a mezzogiorno una campana suonava a bordo per annunciare l'orario e tutti rimettevano l'orologio per il fuso orario e dalla differenza d'ora scommettevano sulle miglia già trascorse), personaggi noti (meucci) e, almeno per quant mi riguarda, non noti e interessantissimi (luigi palma di cesnola: non voglio anticiparvi nulla per chi non lo conosce ma vale davvero la pena scoprire questo personaggio tramite questo libro).
insomma, iin linea generale mi è piaciuto sopratutto perchè per una settimana circa mi sembra di essere tornato indietro nel tempo rivieneo un'epoca che orami non esiste più.
Una interessantissima e coinvolgente storia che convertirebbe anche i più scettici alla causa ambientalista. Certo, lo sviluppo della storia in alcuni punti può sembrare un po' forzato ma in fin dei conti è il messaggio che importa e a mio parere è trasmesso più che bene. Difatti, all'inizio pensavo “che noia, una storia su quanto è importante attivarsi per salvare il pianeta dal disastro ambientale bla bla bla” e invece, fidandomi di Gaarder, che è comunque uno dei miei autori preferiti, mi sono ritrovato ad apprezzare il libro e a simpatizzare con il suo messaggio. Insomma, ne consiglio la lettura anche perché è un libro breve che può leggersi con tranquillità.
p.s. l'idea della casa editrice di cambiare il titolo originale “anna” in “il mondo di anna” probabilmente è dovuta al tentativo di attrarre i lettori de “il mondo di sofia” ma è fuorviante perché il tema è diverso.