4 agosto 2005, al largo della Kamčatka, un sottomarino russo resta incagliato in una rete di cavi, sul fondo dell’oceano, a 200 metri dalla superficie. Senza via di scampo, l’equipaggio non ha alternative: limitare al minimo il consumo delle risorse e aspettare, forse invano, l’arrivo dei soccorsi. Infatti, mentre l’ossigeno a disposizione dell’equipaggio basta soltanto per 72 ore, ne passano più di 24 prima che sia inoltrata una richiesta di aiuto internazionale. Sono passati pochi anni dal disastro del sottomarino Kursk, in cui hanno perso la vita oltre cento persone con grande eco sulla stampa mondiale, e la comunità internazionale si mobilita all’istante per evitare una nuova tragedia. C’è soltanto un equipaggio – e un mezzo – in grado di operare in quel tratto di mare, in quelle condizioni e con una tempistica così serrata, ma al momento dell’SOS si trova dall’altra parte del mondo, al largo della Scozia. Solo una drammatica corsa contro il tempo e contro le forze della natura potrebbe consentire ai soccorritori di arrivare sul posto, una sfida logistica e organizzativa senza precedenti… Con lo stile serrato di un maestro dell’avventura, Frank Pope ricostruisce la vicenda che ha tenuto il mondo intero con il fiato sospeso, raccontando l’impresa disperata di una delle missioni di salvataggio più emozionanti di tutti i tempi. Frank Pope scrive da diversi anni sul Times, raccontando storie vere sul mare e sulle imprese che lo riguardano: pirateria, naufragi, esplorazioni, salvataggi, disastri ambientali. Nel 2010, dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon, è stato il primo giornalista a immergersi nel Golfo del Messico per raccontare il disastro ecologico dovuto allo spargimento di petrolio.
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