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Come si misura la bellezza di un libro? Certo ci sono molti modi: la storia, i personaggi, la scrittura, l'ambientazione e così via, tutte cose certo importanti... forse però basta un unico fattore che va a misurare esattamente la qualità di un libro: la voglia che si ha di riprendere la lettura dopo averla interrotta. Se il metro di valutazione che adottiamo è questo possiamo sicuramente affermare che questa storia da dipendenza, o per lo meno, questo è quello che è capitato a me. A parte i vari aspetti che abbiamo prima citato, è proprio la voglia della lettura che ti instilla questo libro che fa la differenza, la voglia di vedere come andrà a finire. Questo è il primo libro che leggo di Ammaniti e ultimamente scopro tra gli autori italiani delle vere chicche che fino ad ora mi ero perso; gli italiani e io per primo siamo un popolo di esterofili e cerchiamo sempre delle emozioni nelle letture tipicamente anglosassoni, ma forse dobbiamo proprio ricrederci, quando abbiamo in casa degli autori così bravi. Se poi vogliamo andare a considerare i vari aspetti di questo capolavoro possiamo dire che il libro è crudo, bello, intenso, duro e ben scritto, infarcito di brutture, violenza, solitudine, e disperato bisogno d'amore e di comprensione. Rino e Cristiano Zena, Quattro Formaggi, Danilo Aprea e Beppe Trecca, personaggi ai margini della società degradata, insensibile ed indifferente in una vita di provincia che non ha più valori in cui credere, in cui non esiste futuro, scenari cupi e opachi pennellati a tinte fosche. Terra di confine tra la povertà e la ricchezza, dove la violenza, i falsi miti della televisione, la droga, la bruttura, la cattiveria, la lotta per l'esistenza ne sono dominatrici. Il legame tra Rino e Cristiano, padre e figlio in una delle storie più belle e dure che abbia mai letto. Ogni personaggio un dramma atroce che ti colpisce allo stomaco e ti fa mancare il fiato. La narrazione è ricca di colpi di scena, il ritmo è incalzante, veloce e su tutto la sempre presente cupezza e drammaticità come un drappo steso su una macchina velocissima: psicolabili, adolescenti buttati, assistenti sociali in una vita troppo stretta e inadeguati, piccoli borghesi sventolanti Suv con mogli depresse imbottite di sonniferi e imbroglioni. Veramente un capolavoro, da leggere in un fiato. Seguiranno di sicuro gli altri libri di Ammaniti tra le mie letture. Un ultimo suggerimento doveroso, se finito il libro avete in mente di recuperarvi il film, non fatelo. Se avete visto il film e per questo avete deciso di non leggere il libro, ricredetevi.