Il guerriero di porcellana racconta la storia del piccolo Mainou, il padre dell’autore. Durante la Seconda guerra mondiale, nel giugno del 1944, il bambino perde la mamma, morta di parto. Il padre deve tornare a combattere e decide di mandarlo nella fattoria della nonna in Lorena, nella Francia occupata. All’epoca Mainou ha solo nove anni, supera clandestinamente la linea di demarcazione, nascosto in un carro di fieno, e raggiunge la famiglia materna che ancora non conosce: la severa ma premurosa nonna, la bigotta zia Louise e lo zio Émile, un dandy di campagna, che spinge il nipote ad affidarsi al potere dell’immaginazione. Mainou trascorre gli ultimi mesi della guerra rispettando le rigide regole necessarie a sfuggire ai nazisti, scrivendo lettere alla madre che rappresentano un modo per restare in contatto con lei e mantenerne vivido il ricordo, ma anche uno stratagemma per fronteggiare la bizzarra quotidianità della guerra e il timore di non riabbracciare nemmeno il papà. Compagni di viaggio sono i suoi tre eterogenei familiari, la cicogna Marlene Dietrich, il riccio Jean Gabin e la bella amica d’infanzia della mamma, Sylvia, una sorta di fata poetica e amorevole, rifugiata nel fienile perché ebrea. Il guerriero di porcellana è una storia intima e autobiografica, in cui Malzieu con sensibilità e tenerezza ripercorre l’infanzia del padre, ritratto nel piccolo Mainou, in un momento storico di grande drammaticità. L’autore affronta temi gravi e dolorosi come il lutto, il timore della perdita e della solitudine con sguardo delicato e, attraverso gli occhi di Mainou, ha saputo restituire le spietate assurdità del nazismo e del conflitto mondiale con acume e ironia.
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