Il giovane Taguchi Hiro e il maturo Ohara Tetsu. Il primo ha vissuto due anni recluso nella propria stanza, il secondo e stato licenziato ma non ha il coraggio di confessarlo alla moglie. La storia di due solitudini nel Giappone contemporaneo.
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Ci sono libri sottili, che passano quasi inosservati, poco strombazzati e pubblicizzati, stanno sugli scaffali delle librerie in angoli bui, schiacciati da nomi molto più importanti ed invadenti, sembrano vivere solo per l'attimo in cui qualcuno venga catturato da loro, così per caso.
Il signor Cravatta è uno di questi, è un romanzo toccante, delicato, costruito con un linguaggio lieve, di ambientazione giapponese, ricco di temi quali la perdita e la solitudine, di quello che non diciamo e non facciamo, il nascondere e la vergogna, descrive il mondo di personaggi soli ed in difficoltà che però riescono a superare il momento di crisi tornando alla vita. Con una prosa evocativa, l'autrice porta in scena una narrazione in cui si alternano tenerezza, dolore e rimpianto.
Milena Michiko Flasar, di madre giapponese e di padre austriaco, vive a Vienna e scrive in tedesco. Il Giappone è il suo paese di riferimento. Dopo alcune raccolte di novelle, nel 2012, pubblica un romanzo breve, Il signor Cravatta , che ora l'Einaudi presenta nella puntuale traduzione di Daniela Idra.
Il libro affronta problemi cruciali del Giappone contemporaneo, come quello degli “hikikomori”, ragazzi e ragazze che, causa l'ansia da prestazioni a scuola e di aspettative in casa, si isolano interrompendo ogni contatto con famiglie e società, quello dei “salaryman”, gli uomini-salario sempre a rischio di “karoshi”, (decesso per superlavoro) o di licenziamento causa la crisi, quello del bullismo tra gli adolescenti nelle scuole. Più in generale racconta di perdite e di solitudine, ma con una speranza di redenzione, di rinascita finale.
I capitoli sono brevi, scritti come pagine di diario in cui il monologo interiore si insinua di continuo nella narrazione oggettiva, una piccola perla, una bellissima sorpresa.
Un libro molto intenso, scritto molto bene, di una scrittrice da non perdere di vista e da cercare ancora.