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Cornwell è per me uno di quegli autori che si comprano a scatola chiusa. Perché i suoi libri mi sono sempre piaciuti, soprattutto quelli del filone medievale. Quest'ultimo però mi ha deluso parecchio. Ho trovato la storia priva di veri colpi di scena e suspance a cui ero abituato ed un incremento di maciullamenti e sangue che secondo me vanno a rovinare un po' troppo la cornice del libro. Ci mancherebbe nessuno mette in dubbio che le battaglie della Guerra dei Cent'anni siano state così cruente, Cornwell è un vero storico e si documenta in maniera precisa quando scrive un romanzo, ma ho trovato eccessive la cacofonia di descrizione dei vari sbudellamenti, schiacciamenti, evirazioni e chi più ne ha più ne metta che hanno alterato il gusto del libro. Trovo inoltre che questo libro sia una versione edulcorata della trilogia dell'arciere anche se si svolge un secolo dopo dalla sopra citata. Edulcorata perchè sembra appunto una versione sbiadita della trilogia in versione pulp. Più sangue, meno storia insomma. La descrizione degli scontri, degli stati d'animo dei soldati, del campo di battaglia sono perfette e ricostruite in maniera eccelsa e infatti il libro sembra vivere in costante attesa delle due battaglie che si svolgono all'interno e il resto fa da contorno. I personaggi, per i fan dell'autore, sono fotocopiati dagli altri libri, le ambientazioni anche per non parlare della storia che è trita e ritrita: personaggio principale inguiato e infangato ma con tanta forza morale, peripezie varie del suddetto con affiancamento di giovane pulzella, cattivo di turno che ce l'ha a morte con tutti e due, riscatto finale e vissero felici e contenti). Insomma niente di nuovo sotto il sole. Aggiungo anche la mia fastidiosissima sensazione di disagio nel leggere che un santo continua per tutto il libro a parlare con il protagonista principale, indicandogli anche quando agire e come fare nel farlo. Questa volta non posso neanche dare la sufficienza a Cornwell e me ne dispiaccio molto.