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“Ci sono cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. Ma c'è anche l'ignoto ignoto cioè le cose che non sappiamo di non sapere”
Ovvero come farsi le pippe mentali quando si entra in una libreria (questo è il mio sottotitolo personale). Oddio, non fraintendetemi, l'idea è anche carina, ma scrivere sul fatto che non so una determinata cosa e mi accorgo di non averla saputa nel momento stesso in cui la scopro, va beh, mi sembra così stupida dal risultare genial... stupida.
Personalmente ho trovato ancora più bello leggere i commenti di chi ha letto il libricino in questione in formato digiatale esaltandone i contenuti, quando per tutto il testo l'autore non fa che esaltare la carta rispetto all'ebook e le librerie fisiche rispetto al web. Io che ormai, per questioni di spazio, leggo quasi esclusivamente in digitale rimpiango raramente la carta. E ricordo a Mr. Forsyth che anche un ebook si può “aprire” ad una pagina a caso per leggerne una riga qua e là.
Legato alle librerie ci vengono forniti talcuni esempi letterari, geografici e storici di incontri casuali legati al “non sapere” e al piacere di scoprire cosa si è perso fino ad allora non sapendo che esistesse. Ok, va bene, a me continua ad apparire come una pippa mentale.
Qualsiasi lettore che entri in una libreria, a meno che non sia mandato da qualcun altro con un bel bigliettino in mano con su scritto titolo e autore, sa bene cosa voglia dire aggirarsi per degli scaffali riempiti di libri ed essere attratti inevitabilmente e senza motivo apparente da uno di essi che stava lassù in alto, o laggiù in basso. Il piacere della scoperta.
Tralascio la parte sul fatto di essere schiavi dei propri desideri e quello di non sapere di voler desiderare una cosa finchè non mi scopro di desiderarla, questa è ancora più pippa delle altre pippe.