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Opera tra le più celebri e più lette d’ogni tempo, l’Odissea è il poema dell’avventura guidata dalla saggezza. Rispetto all’Iliade, poema dell’eroismo guerriero, ci sono nell’Odissea un chiaroscuro psicologico più deciso e un ventaglio di sentimenti più ricco di sfumature. Tutte le forme d’arte vi sono presenti: tragedia, lirica, commedia, speculazione, narrativa, oratoria, e insieme concorrono alla rappresentazione completa del mondo. Il volume contiene una piacevolissima riduzione in prosa di Giuseppe Tonna e un'introduzione di Fausto Codino.
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Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò, dopo che distrusse la sacra città di Troia.
L'Odissea, in greco antico: Ὀδύσσεια, Odýsseia, è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti all'opera del poeta Omero. Narra delle vicende riguardanti l'eroe Ulisse, dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. L'opera, così come l'Iliade, viene presumibilmente composta nella Ionia d'Asia intorno al IX secolo a.C., anche se alcuni autori pensano che sia nata intorno al 720 a.C. L'originale più antico dell'opera risale alla fine dell'VIII secolo a.C., ed è questo che il tiranno ateniese Pisistrato usa quando, nel VI secolo a.C., decide di uniformare e dare forma scritta ad un poema che fino ad allora si era tramandato quasi esclusivamente per forma orale.
L'Odissea è un poema diviso in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell'alfabeto greco minuscolo, l'Odissea si presenta attualmente in forma scritta, mentre in origine il poema era tramandato oralmente da abili ed esperti aedi e rapsodi. Il poema è anche stato visto come l'archetipo del romanzo, in quanto racconta dall'inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo; è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo sia nella versione originale che attraverso le numerose traduzioni.
L'etimologia del nome “Odisseo” è ignota. Lo stesso Omero cerca di spiegarla nel libro XIX connettendola al verbo greco “ὀδύσσομαι”, il cui significato è “essere odiato”. Odisseo, quindi, sarebbe “colui che odia” (in questo caso i Proci, che approfittano della sua assenza per regnare su Itaca) oppure “colui che è odiato” (in questo caso da tutti coloro che ostacolano il suo ritorno a Itaca).
La trama dell'Odissea è molto complessa: L'Odissea narra il ritorno di Ulisse in patria dopo la guerra di Troia. Telemaco, figlio di Ulisse, la cui casa è occupata dai pretendenti alla mano di Penelope, decide di partire per Pilo, spronato da Atena sua protettrice, alla ricerca di notizie sul padre disperso da vent'anni. Arrivati a Sparta vengono accolti da Menelao, anch'egli eroe di Troia, che sfortunatamente non ha notizie dello sventurato Ulisse. Nel frattempo gli dei, raccolti in assemblea, decidono che è tempo che Ulisse riveda la sua patria, Itaca, e inviano Ermes sull'isola di Ogigia dalla ninfa Calipso per obbligarla a liberare Ulisse. Calipso, appresa la notizia, aiuta Ulisse a costruire una zattera e gli fornisce i sostentamenti per arrivare all'isola dei Feaci. Dopo 18 giorni di viaggio Ulisse viene colto da una tempesta lanciata da Poseidone, che gli distrugge la zattera. Ulisse si salva grazie a una ninfa marina che gli dona un velo portentoso, che gli permette di galleggiare mentre nuota verso l'isola dei Feaci. Qui approda e viene condotto a palazzo da Nausicaa, figlia di Alcinoo re dei Feaci. Alcinoo accoglie a casa sua Ulisse e gli promette di accompagnarlo a casa quando la nave sarà pronta. Ulisse racconta ad Alcinoo delle sue peripezie per i mari: comincia col raccontare come ha sconfitto i Ciconi e come poi è giunto alla terra dei lotofagi. Poi racconta del ciclope Polifemo, che Ulisse batte con astuzia accecandolo nel sonno provocato dai fumi dell'alcool. Continua raccontando dell'isola di Eolo che lo ha accolto e lo ha aiutato donandogli un otre colmo dei venti del mondo. Ma i suoi compagni hanno aperto l'otre scatenando una tempesta che li ha portati fuori rotta. Spiega dell'approdo all'isola della maga Circe che ha trasformato i suoi compagni in maiali, ma Ulisse con la scaltrezza è riuscito a mutare l'incantesimo e a far diventare sua amica la maga. Continua raccontando di come è sceso nell'ade per incontrare Tiresia che gli ha profetizzato le tre prove che avrebbe dovuto affrontare: le sirene, Scilla e Carridi, e i buoi del dio Sole. Dopo la partenza dall'isola di Ea, Ulisse ha affrontato le tre prove, ma nell'ultima i compagni hanno ucciso alcuni buoi. Per questo Ulisse e i compagni sono stati puniti da Zeus che ha scagliato un fulmine contro di loro. Sono morti tutti tranne Ulisse che, appeso a un relitto, approda sull'isola di Ogigia, dove regnava la ninfa Calipso. Racconta anche di come approda sull'isola dei Feaci. Preparata la nave, Ulisse parte. Arrivato a Itaca, nasconde i doni ospitali con l'aiuto di Atena e si dirige, sotto le mentite spoglie di un mendico, dal porcaro Eumeo. Nel frattempo Atena consiglia a Telemaco di tornare a Itaca e il ragazzo si prepara e parte. Arrivato a Itaca, va dal porcaro e lì trova suo padre sotto forma di un mendicante. Il padre si rivela a Teleemaco e gli fa giurare di non rivelare il segreto a nessuno. Il giorno seguente Ulisse viene accompagnato dal porcaro a palazzo dove incontra i proci. Telemaco ordina a Euriclea di lavare il mendico ed essa scopre che egli è Ulisse, poiché egli ha una cicatrice sulla gamba causatagli da un cinghiale. Ulisse le ordina di non rivelare a nessuno il segreto e lei giura sugli dei che non lo farà. Il giorno seguente, Penelope indice una gara per stabilire chi sarà suo marito: il vincitore sarà chi riuscirà a tendere l'arco di Ulisse e a far passare una freccia negli anelli di dodici scuri piantate nel terreno. Nessuno tra i Proci riesce nell'impresa, solo Ulisse ce la fa, lasciando tutti i Proci sgomenti. Eumeo si dirige a chiudere le porte mentre Telemaco va a prendere delle armi. Ulisse intanto con l'arco uccide i Proci con l'aiuto di Atena. Dopo la battaglia Ulisse si libera dei cadaveri e fa chiamare Penelope la sua sposa. Lei lo interroga per capire se si tratta veramente di Ulisse e per esserne certa gli chiede di andare a spostare il loro letto nuziale. Ulisse le risponde che è impossibile poiché il letto è costruito su un tronco di ulivo, allora lei capisce che l'uomo è veramente suo marito e lo abbraccia. Il giorno seguente Ulisse,Telemaco ed Eumeo si dirigono al podere di Laerte, dove il vecchio re riconosce suo figlio, poi si dirigono in casa e mangiano. Finito il pranzo, una grande folla, capeggiata dal padre di Antinoo, si raduna davanti alla casa di Laerte per uccidere Ulisse. Tutti gli uomini presenti nella casa si armano e escono all'aperto, Ulisse, Telemaco e Laerte si scagliano sulla prima fila di gente e ne uccidono molti, gli altri impauriti dai tre guerrieri e dalla presenza di Atena scappano verso la città.
Recensire l'Odissea mi fa venire da ridere, ad esseri seri non credo che sia possibile. Almeno non per me che non ho assolutamente le dotazioni per farlo, diciamo che scriverò i miei pensieri in merito, non è questione di essere umile, ma qui stiamo parlando di un poema che ha duemila anni, cioè siamo coerenti.
In ogni caso, c'è da dire subito che la lettura è stata molto più agevole per via della traduzione di Privitera, che rispetto a quella di Pindemonte è molto più scorrevole e assume un carattere veramente avventuroso ed epico.
Quello che sorprende è che Ulisse, il re di Itaca, da 27 secoli non smette di affascinare l'Occidente. E se vogliamo dirla tutta non è bello e giovane come Achille, non muore nella piena gioventù come molti degli eroi moderni ma “consunto da splendente vecchiaia”, insomma tra tutti i miti greci, è il meno eroico. Probabilmente è così amato per la sua mente: è astuto, intelligente, saggio, curioso e ha una sete di conoscenza infinita. E poi è un viaggiatore, uno scopritore, uno che non si arrende mai.
A me piace particolarmente Ulisse perché rappresenta chi osa sfidare gli Dei, affidandosi solo a se stesso e confidando nella propria forza interiore, con la sola forza della ragione, offende gli Dei... si mette contro Poseidone che farà di tutto per non farlo ritornare ad Itaca, riesce ad ingannare la maga Circe, insomma è un ateo convinto.
L'Odissea è un poema meraviglioso e moderno ed è un classico che va letto a prescindere dalla scuola, probabilmente a chi è rimasto sempre indigesto, ne consiglio una rilettura a posteriori, in un'epoca più matura per apprezzarlo davvero e pienamente.