È un uomo senza virtù, senza coscienza. Un libertino, un empio. Ride di tutto, non ha nulla a che fare con le convenzioni, ride della morale. I suoi costumi sono, è detto, abbastanza sconvenienti, le sue abitudini frivole, le sue inclinazioni per i piaceri non hanno limiti. Egli brama entrambi i sessi. Ci sono innumerevoli matrimoni distrutti per colpa sua, per il semplice gioco di seduzione, l’eccitazione della vittoria. È spudorato e cattivo, vagabondo e osceno. La sua reputazione lo precede. Le madri avvertono le loro figlie, per timore che vengano ingannate. Si sospetta che le donne si uccidano a vicenda per lui. Dopo averli portati all’estasi dell’amore, li disprezza improvvisamente, perché solo la voluttà lo inebria. Si sussurra che abbia fornicato con suore pervertite e abbia costretto molte altre donne a rinchiudersi in un convento. Ha deviato gli uomini dalle loro mogli, anche quelli che giurano di non essere sensibili a questi piaceri. «Oh, bisogna stare attenti, molto attenti al vizio». Parigi, 1760. Il giovane Gaspard lascia Quimper, in Bretagna, per la capitale. Qui sarà fatale l’incontro con il conte Étienne de V, che lo inizierà ai piaceri della carne. Ma, dopo l’abbandono dell’amante, Gaspard si ritroverà solo e dovrà trovare il modo di sopravvivere. Dalle sudice rive della Senna alle raffinatezze dei salotti parigini, Gaspard compirà una vertiginosa scalata sociale guidato solo e unicamente dai propri sordidi vizi. Scandaloso romanzo di formazione, Un’educazione libertina traccia l’ascesa e la caduta di un uomo reso schiavo dalla carne, dalla penna acuta e precisa dell’autore del sensazionale Regno animale.
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