La storia dei tennisti sopravvissuti al disastro del Titanic
Lo sport che si intreccia con la tragedia del Titanic «La tragedia del Titanic causò la morte di 2200 persone, tutte quelle che erano a bordo. Poi, settecento di esse tornarono fra di noi, in vita, testimoni della grande tragedia e ognuna portatrice di un messaggio». Era la notte fra il 14 e il 15 aprile del 1912, cento anni fa. Fra i superstiti, alcuni dei giocatori di tennis più forti di quegli anni. Un vincitore di Wimbledon, uno che avrebbe vinto Us Championships, Davis e Olimpiadi, presidenti di circoli tennistici di primo piano, il campione del mondo di squash. È all’interno questa piccola comunità che prendono vita due delle storie più belle e incredibili della vicenda Titanic, quella di Karl Behr, nel 1907 vincitore a Wimbledon in doppio, che salì a bordo del Titanic per inseguire il suo amore, e la chiese in sposa inginocchiandosi sul pagliolo della prima lancia di salvataggio che prese il largo in attesa dell’arrivo del Carpathia, e quella di Richard Norris Williams, ventenne, che vide morire il padre travolto dalla caduta di un fumaiolo della grande nave, e si ritrovò per sei ore in acqua. Volevano amputargli le gambe, lui rifiutò e di lì a pochi mesi giocava la prima finale dei Championships, gli attuali Us Open. “I ragazzi di prima classe” raccoglie queste storie vere e le rielabora in uno dei primi romanzi storici in chiave sportiva. «Siamo uomini fortunati», dicevano Karl e Richard di se stessi. La tragedia più incredibile che l’uomo potesse immaginare, affidò a due tennisti il messaggio più difficile: raccontare il ritorno alla vita.
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