Il Silmarillion
Il Silmarillion
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“Potenti sono gli Ainur, e potentissimo tra loro è Melkor, ma questo egli deve sapere, e con lui tutti gli Ainur, che io sono Illùvatar, e le cose che avete cantato io le esibirò sì che voi vediate ciò che avete fatto. E tu, Melkor, t'avvedrai che nessun tema può essere eseguito, che non abbia la sua più remota forma in me, e che nessuno può alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi si provi non farà che comprovare di essere mio strumento nell'immaginare cose più meravigliose di quante egli abbia potuto immaginare”
Ho letto con profonda tristezza le epiche e tragiche vicende de Il Silmarillion, che niente invidiano ai miti epici nordici o ellenici, seppur creati per un mondo immaginario e alieno creato dalla mente di un professore inglese solo nello scorso secolo.
Quest'opera rientra sicuramente tra le opere più suggestive e imponenti mai lette, che sono riuscite a raggiungere un livello di credibilità tale che il sottile velo tra realtà e fantasia si fosse sciolto, tanto che ho difficoltà a non considerarle come un antologia di gesta epiche dei giorni Antichi. Non saprei dire se sono stati più convincenti i dialoghi che sono riusciti a fare una breccia nel mio cuore o la tragedia. Sono certo che i sentimenti di dolore e di perdita trasmessomi dai grandi attori della storia, le magnifiche aule scavate nella terra e nascoste tra magiche foreste, o ancora le battaglie più aspre e memorabili, mi hanno procurato un perenne sense of wonder completamente alienante. Rimarranno spero sempre impresse nella mia mente lo sconforto dei figli di Hùrin, lo scontro tra Morgoth e Fingolfin, le peripezie di Beren e l'amore di Luthien che ha generato Eärendil che è riuscito laddove nessuno dei mortali. O ancora La Caduta di Gondolin, della Caduta del regno di Numenor, e con esso tutto ciò che di bello e magico restava a fronte di un lento ed inesorabile decadimento di tutto ciò che era bello.
Quest'opera non è solo l'opera epica più bella che abbia mai letto, ma anche l'opera più credibile, in un genere dove questa caratteristica è fondamentale. Ho apprezzato anche lo spettro cristiano, e la dose di filosofia fatalista a tratti conservativa e nazionalista che permeano nelle storie, tocco personale -e forse involontario- dell'autore che cerca di inquadrare concetti come la vita, l'arte, la bellezza e il male. Tuttavia mi sento di consigliare di affrontarlo nella maniera giusta, a piccole dosi, apprezzando frase dopo frase perché nient'altro merita tanta attenzione come Il Silmarillion.